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Venerdì 19 aprile, ore 2024
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Campo diocesano 2022 – Relazione iniziale della presidente: “LA CRISI PUO’ FARCI RINASCERE?”

Vivere
È passato tanto tempo
Vivere
È un ricordo senza tempo
Vivere
È un po’ come perder tempo
Vivere e sorridere

Vivere e sorridere dei guai
E poi pensare che domani sarà sempre meglio

Oggi non ho tempo
Oggi voglio stare spento

Vivere
E sperare di star meglio
Vivere
E non essere mai contento
Vivere
Come stare sempre al vento
Vivere, come ridere

Vivere
Anche se sei morto dentro
Vivere
E devi essere sempre contento
Vivere
È come un comandamento
Vivere o sopravvivere
Senza perdersi d’animo mai
E combattere e lottare contro tutto

Vivere e sorridere dei guai
Proprio come non hai fatto mai
E pensare che domani sarà sempre meglio

 

 

Queste parole estrapolate da una canzone di Vasco, a mio avviso danno il senso pieno della vita. La vita, con i suoi alti e bassi con le speranze e le angosce, con i ricordi e il dolce far niente, scorre.

La vita, ha scorso anche in questi anni detti di pandemia, di grande incertezze per il futuro.

La vita scorre, e le crisi che l’attraversano e la scuotono, ci interrogano.

Ma le crisi, la crisi non è fine a se stessa: “LA CRISI PUO’ FARCI RINASCERE?”

E’ questo, il punto interrogativo, che percorrerà la riflessione in questo campo.

Le tante crisi non possono essere da noi analizzate ma su due in particolare cercheremo di focalizzare la nostra attenzione: la crisi educativa e la crisi relazionale.

Crisi, che appartengono e coinvolgono molto il nostro essere associazione.

Questo tempo di emergenze e di incertezze, ci chiede di abitare questa mancanza e  più che una resilienza si vuole sottolineare quello che in noi deve nascere: una vera e propria rinascenza, una Resurrezione.

In noi, deve essere sempre presente, il desiderio di  essere generativi e segno del Regno di Dio su questa terra.

Il campo, è l’occasione per farci interrogare dalla realtà che ci circonda, dal tempo che abitiamo, dalla storia che abbiamo vissuto, dai giovani che a noi si affidano.

Vogliamo analizzare le crisi che viviamo e che, come associazione, come responsabili associativi, dobbiamo affrontare e quali strumenti abbiamo a disposizione per continuare la nostra opera educativa consapevoli che: “educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto.(Carlo Maria Martini)

Papa Francesco continua a ripeterlo: “la pandemia ha provocato non solo un’emergenza sanitaria e un’emergenza economica, siamo anche nel pieno di una “catastrofe educativa”  e se l’educazione è soprattutto una questione di amore e di responsabilità, che si trasmette nel tempo di generazione in generazione, allora deve tendere al superamento degli egoismi e delle chiusure narcisistiche e deve coinvolgere le diverse componenti della società, per un cammino condiviso che ponga, al centro dell’attenzione, la cura della persona umana in armonia con la crescita di tutti”.

E questo, nella nostra associazione in particolare, può e deve avvenire diventando capaci di generare e mostrare nuovi orizzonti, in cui l’ospitalità, la solidarietà intergenerazionale e il valore della spiritualità, rafforzano il nostro essere singoli cittadini e aderenti ad un’associazione.

Questo campo, ci accompagnerà a rafforzare che il primato dell’io è dell’indifferenza, non può essere il nostro futuro. Oggi, c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società e quindi anche noi. Siamo invitati, per superare la crisi dei valori ad ascoltare a  non girare lo sguardo dall’altra parte favorendo pesanti ingiustizie sociali, violazioni dei diritti, profonde povertà e scarti umani. Si tratta di un percorso integrale, in cui si va incontro a quelle situazioni di solitudine e di sfiducia verso il futuro e a ciò si unisce il dolore per le “sofferenze” del nostro pianeta, causate da uno sfruttamento senza testa e senza cuore, che ha generato una grave crisi ambientale e climatica.

Dobbiamo farci carico insieme alla società di promuovere valori di cura, di pace, di giustizia, di bene, di bellezza, di accoglienza dell’altro e di fratellanza. «Non dobbiamo aspettare tutto da coloro che ci governano, sarebbe infantile. Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e nuove trasformazioni. Dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite. Oggi siamo di fronte alla grande occasione di esprimere il nostro essere fratelli, di essere altri buoni samaritani che prendono su di sé il dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti» (Fratelli tutti, 77).

La parola “catastrofe”, che usa la dott. Alessandra Augelli, che domani sarà con noi, proprio per farci comprendere questa crisi,  è molto forte ma, lei afferma: “se la prendiamo nel suo significato etimologico di “rivolgimento”, di “capovolgimento”, allora ha, assieme a delle note di enorme preoccupazione, anche delle sfumature che ci aprono a possibilità” e le occasioni di crescita e relazione interrotte anche negli ambiti extra scolastici: oratorio, sport, gruppi informali…, possono riprendere con maggior vigore senza cedere ai parametri dell’efficienza, della programmazione e della riuscita”.(incontro della diocesi ambrosiana con i pedagogisti)

Abbiamo tutti sperimentato  la demotivazione dovuta proprio alle difficoltà relazionali ma i momenti di vuoto, di “fame e sete” sono quelli che orientano alla ricerca di fonti autentiche. Lo scoramento, è rivelatore della necessità di trovare nuovi significati, un senso nuovo a ciò che facciamo, che viviamo, per cui ci spendiamo. Uno dei modi per combatterlo è mettersi in ricerca, cercare nuove risposte anche e soprattutto stando in connessione con gli altri, nella comunità.

Esercitare una “fedeltà creatrice” cioè la capacità di stare radicati nelle cose, ma con uno sguardo differente, il non fuggire, ma sperimentare nella stessa realtà angoli di visuale differenti è stato per noi, in questi anni appena trascorsi la sfida. Ci siamo sperimentati perché, il cambiamento, non può venire dall’alto e in questo le encicliche sociali: Laudato sii e Fratelli tutti che con i tre verbi: incontrare, ascoltare e discernere, ci insegnano, un nuovo modo di relazionarci.

A papa Francesco che afferma: “Da una crisi non si esce mai uguali, si esce migliori o peggiori”. In una intervista riportata sull’Osservatore Romano, dal titolo: “Dalla crisi non si esce da soli si esce correndo rischi e prendendo l’altro per mano” è stato chiesto: “Come pensa che ne stiamo uscendo? Dove siamo diretti?”

Il papa ha risposto: “Non mi sta piacendo. In alcuni settori c’è stata una crescita, ma in generale non mi piace perché è diventata selettiva. Guarda, il fatto stesso che l’Africa non abbia i vaccini o abbia le dosi minime significa che la salvezza della malattia è stata dosata anche in base ad altri interessi. Il fatto che l’Africa abbia così tanto bisogno di vaccini indica che qualcosa non ha funzionato. Quando dico che non si esce mai uguali, è perché la crisi inevitabilmente ti cambia. Inoltre, le crisi sono momenti della vita in cui si compie un passo avanti. C’è la crisi dell’adolescenza, quella della maggiore età, quella dei quarant’anni. La vita segna le tappe con le crisi. Perché la crisi ti mette in movimento, ti fa ballare. E bisogna saperle affrontare, perché se non lo fai, le trasformi in conflitto. E il conflitto è qualcosa di chiuso, cerca la soluzione al suo interno e si autodistrugge. Invece, la crisi è necessariamente aperta, ti fa crescere. Una delle cose più serie della vita è saper vivere una crisi, non con amarezza. Ebbene, come abbiamo vissuto la crisi? Ognuno ha fatto quello che ha potuto. Ci sono stati degli eroi, posso parlare di quelli che ho avuto più vicini qui: medici, infermieri, infermiere, sacerdoti, suore, laici, laiche che hanno davvero dato la vita. Alcuni sono morti. Credo che in Italia ne siano morti più di sessanta. Dare la vita per gli altri è una delle cose emerse in questa crisi. Anche i sacerdoti si sono comportati bene, in generale, perché le chiese erano chiuse, ma hanno telefonato alla gente. C’erano giovani sacerdoti che chiedevano agli anziani di che cosa avessero bisogno al mercato e facevano la spesa per loro. Cioè le crisi ti costringono a essere solidale perché tutti sono in crisi. Ed è lì che si cresce.”

Quindi, crisi è la parola chiave che descrive fasi della vita di una persona, come di una nazione, come del mondo intero ed essa può includere strazianti sofferenze, ma anche opportunità. Per questo mai sprecare una buona crisi.

Il Kintsukuroi è un’antica arte giapponese che consiste nell’aggiustare ciò che si è rotto. Quando un pezzo di ceramica si rompe, i maestri kintsukuroi lo riparano con l’oro, lasciando in vista la riparazione dato che, per loro, un’opera ricostruita è a sua volta simbolo di fragilità, forza e bellezza. La ceramica è fragile, forte e bella esattamente come lo sono le persone. Allo stesso modo la vita di ognuno di noi si può rompere ma può anche ricomporsi, se sappiamo come fare.

Oggi stiamo vivendo una situazione inaspettata, poco chiara, angosciante, dove le nostre vite si sono in qualche modo rotte. E’ inutile continuare a negarlo…. Quello che possiamo fare è raccogliere i nostri pezzi, rimetterli insieme magari un nuovo modo e il risultato può essere qualcosa di veramente grande e positivo. D’altra parte, è da quando siamo al mondo, che affrontiamo continui periodi di crisi.

Le crisi non sono altro che passaggi evolutivi e anche in questa vicenda del Covid-19 c’è un passaggio evolutivo molto importante. Culturale prima di tutto….

Il nove marzo del duemila venti, la vita è cambiata. Abbiamo scoperto di essere vulnerabili e che c’è bisogno di tutti per superare questo momento. “La terra è una nave sulla quale siamo imbarcati tutti, magari c’è chi viaggia in prima classe, chi in seconda e chi nella stiva, e sarà opportuno fare in modo che tutti viaggino bene, ma non possiamo permettere che affondi, perché non ci sarà un’altra Arca di Noè che ci salverà”. Così scriveva David Maria Turoldo. La crisi si è amplificata. Ci sarà un’altra arca di Noè che ci salverà? La crisi può diventare opportunità. Abbiamo visto i canali di Venezia, durante il look down improvvisamente limpidi, trasparenti, abbiamo rivisto i delfini nel mare di Sardegna, stormi di uccelli nel cielo, abbiamo terminato le telefonate con un ti voglio bene.  In quest’ultimo periodo la Laudato sii ci ha aperto gli occhi ad una realtà che non volevamo guardare evidenziando con forza la radice umana della crisi ecologica. Abbiamo imparato che l’uomo e l’ambiente non sono semplici oggetti da sfruttare in modo illimitato e senza cura. E, grazie a Il Manifesto di Assisi  che diventa una pietra miliare per superare la crisi invitando a custodire la dignità umana e ad avere uno sguardo fisso verso le periferie esistenziali, economisti, scienziati, uomini di cultura e la chiesa  si sono incontrati per pensare a un mondo più equo.

E’ necessario distingua del bello dal brutto il vero dal falso il buono dal cattivo La crisi che la guerra L’avventura senza ritorno dalla guerra, non deve scoraggiare l’inguaribile speranza dei costruttori di pace che riconoscono l’altro, fratello.

 

Per rinascere nella crisi è necessario, oserei dire vitale, imparare a vivere intensamente, dando alla luce se stessi cercando, dentro noi stessi, quanto, di sbagliato, è edificato. E con le del nostro Assistente Generale Don Gualtiero Sigismondi che ci invita a praticare una virtù e ci da speranza: “Abbandonarsi alla fedeltà di Dio è un’arte che, all’ombra della Croce, chiama ad ascoltare il silenzio con cui Egli risponde alla nostra debolezza per donarci il tempo di cambiare. La grandezza d’animo si rivela nella pazienza di stare nella prova con dignità; non è rassegnazione impotente e spesso risentita verso ciò che ci è stato dato e destinato, ma è capacità di guardare, pensare e sentire in grande”, vi auguro

buon campo a tutti!

Clicca qui per scaricare la relazione di inizio campo



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