TI CREDO SULLA PAROLA: UN RITIRO SPIRITUALE PER RILANCIARE LA FEDE

“Quasi ottanta giovani di Azione Cattolica rinunciano a una giornata al mare o sulla murgia per partecipare al ritiro spirituale della propria diocesi.” Queste sono le parole con cui ha esordito Margherita De Pinto, presidente diocesana, quando ha salutato i giovani nel ritiro spirituale di domenica 7 aprile. Il suo stupore è stato anche condiviso dall’assistente Nazionale di Azione Cattolica, Don Michele Martinelli, gradito ospite di questa giornata. Don Michele ha sottolineato l’importanza di una comunità animata da giovani che abbiano voglia di rilanciarsi e non ritirarsi dalla fede. Ti Credo sulla Parola è stato il titolo e il motto di un’intera giornata svoltasi nei giardini verdi del Seminario Regionale di Molfetta e scaldata da un bellissimo sole. La giornata è stata arricchita dall’omelia di Don Michele e dal suo successivo intervento in plenaria. Prendendo spunto dal dipinto di Caravaggio sull’incontro tra Gesù e San Tommaso, Don Michele ha posto l’accento sulle mani dei personaggi rappresentati e sulla loro gestualità, in particolare su Gesù che afferra il polso di Tommaso. Un gesto che esprime rispetto per l’uomo e la sua libertà. “Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, e le mani sono parte di questa somiglianza. Ma le mani dell’uomo possono essere usate per fare del bene o del male.” (Don Michele Martinelli) Don Michele ha poi spiegato l’importanza del simbolo principe di queste icone sacre: le ferite. Le ferite sono la prova che esige Tommaso per credere nella resurrezione, ma Don Michele ha continuato dicendo che: “Tommaso ha sbagliato la grammatica della fede. Ha detto: se non vedo, non credo. Ma la vera fede è credere per vedere. Se tu ci credi, vedi. Se sei toccato, credi. Se sei visto, credi.” Un Dio delle ferite è quello che si mostra a San Tommaso e senza queste ferite non sarebbe il Nostro Dio. Su questa scia è proseguito il ritiro che ci ha visti impegnati in una personale riflessione sulle ferite che affliggono il nostro mondo e su come siamo soliti comportarci noi con le nostre ferite e con quelle altrui. Nel pomeriggio, ci siamo concentrati su un più ampio discorso su tre grandi temi: contestabilità della Chiesa, diffidenza intergenerazionale e precarietà del futuro. Queste tematiche, molto care a noi giovani, ci hanno posto di fronte alle nostre paure per poi portarci ad una conclusione finale: come noi potessimo sanare le nostre ferite grazie al potentissimo strumento che è l’Azione Cattolica. Abbiamo terminato il ritiro creando la nostra “valigetta del primo soccorso” con tutti quelli che sono i rimedi agli strappi e ai tagli a cui ogni giorno noi giovani siamo sottoposti, scoprendo ancora di più come la fede vissuta da laici di A.C. ci faccia credere senza dover per forza vedere e toccare la ferita.

ANNACHIARA BINETTI




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