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Domenica 19 maggio, ore 2024
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Saluto della presidente alla comunità scolastica I.C. Battisti – Pascoli durante il convegno “Scuola = Ambiente siCURO A.A.A.+”

“Nostra vocazione-missione, dunque, non è quella di innalzare muri, ma di costruire ponti tra le comunità, i gruppi e le persone; nella consapevolezza che quando, come in questo caso, si parla di generi e di diritti, in realtà si parla molto semplicemente di persone.”
Con queste parole, la nostra presidente Margherita de Pinto ha portato il saluto della nostra AC diocesana alla Dirigente scolastica Prof.ssa Maria Auciello e a tutta la comunità scolastica I.C. “Battisti-Pascoli” – Molfetta al Convegno “Scuola = Ambiente siCURO A.A.A.+ nell’Autodeterminazione dei Sé” che si è tenuto giovedì 2 maggio, rivolto alla prevenzione ed al contrasto del bullismo per orientamento affettivo ed identità di genere ed all’acquisizione di strumenti funzionali alla prevenzione di marginalizzazione, disagio, dispersione, discriminazione e violenza.
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Riportiamo il testo dell’intervento completo della Presidente:
Saluto tutti voi a nome dell’Azione Cattolica diocesana,

Grazie per averci voluto qui con voi in questa serata. Abbiamo accolto con piacere il vostro invito e siamo lieti che il mondo della scuola, voi nello specifico, vi siate interrogati e abbiate promosso un percorso di educazione alle differenze di genere per la prevenzione del bullismo dovuto ad orientamento sessuale e identità di genere.

Probabilmente conoscete l’Azione Cattolica, grazie alla sua «articolazione», l’ACR, il grande mondo dei ragazzi che nelle parrocchie compie il cammino dell’iniziazione cristiana. Ma l’AC è di più!

L’Azione Cattolica, come recita il nostro Statuto, è una «Associazione di laici che si impegnano liberamente, in forma comunitaria […] per la realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa» (n. 1-2 Statuto 1969). Pertanto, l’ACI – dice un altro documento –, all’interno del pluralismo associativo, viene a situarsi come scuola di formazione dei laici al senso e al servizio della Chiesa» (Lettera del Consiglio Permanente della CEI al Presidente Nazionale dell’A.C.I. 2-2-1976).

Nostra vocazione-missione, dunque, non è quella di innalzare muri, ma di costruire ponti tra le comunità, i gruppi e le persone; nella consapevolezza che quando, come in questo caso, si parla di generi e di diritti, in realtà si parla molto semplicemente di persone.

E – cito testualmente la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della fede, Dignitas infinita, resa pubblica proprio qualche settimana fa – «ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione” e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza».

Il percorso educativo che avete intrapreso si muove dentro un aspetto della vita, che oggi ci attraversa e ci interroga molto, e che – per dirla alla Bauman – viene chiamata liquidità (o fluidità) di genere.

Il testo preciso del celebre sociologo polacco è il seguente:

«Se il problema moderno dell’identità –– riguardava come costruire un’identità e mantenerla solida e stabile, il problema post-moderno dell’identità riguarda primariamente come evitare la solidificazione e lasciare aperte le opzioni».

Bauman ha avuto uno sguardo profondo della realtà: sta a noi ora capire se nell’abbattimento del confine tra generi, o, comunque, nell’impossibilità di potersi definire con certezza, risieda la vera libertà: la possibilità di essere finalmente sé stessi e quindi felici. Un confronto serio deve essere implementato. L’auspicio, dunque, è che affrontiate questo tema, senza alcun tipo di giudizio morale o di valore, ma anche senza banalizzazione. La serietà del percorso che avete intrapreso vi dia la possibilità di restituire alle parole il loro significato.

Anche la teologia vi aiuti a sgombrare il campo da un’impostazione sbagliata che lei stessa, suo malgrado, ha avvallato negli anni con i suoi dispositivi di potere determinati dalla cultura patriarcale sessista. E questo a partire dal nome stesso di Dio.

Non avendo un corpo, Dio, ovviamente, non ha un sesso. Ma siamo abituati a pensare a Dio al maschile, difatti Dio lo conosciamo come Padre. Cosa che, a sua volta, ci ha persuasi che essere maschi implichi in un certo senso un valore aggiunto. Ma Dio è anche Madre.

È sotto gli occhi di tutti dove ci ha portato tutto questo: alla costruzione di una società e di una Chiesa in cui vi è uno squilibrio di relazioni di genere che diventa uno squilibrio di poteri, con annessi problemi di violenza.

Accorgersi allora di quanto oggi il linguaggio teologico assuma acriticamente certi valori sessisti, significa fare un lavoro critico – che mi auguro possa accompagnare i prossimi vostri passi – per riscoprire un messaggio di vera liberazione.

Noi laici di Azione Cattolica desideriamo contribuire alla riflessione leggendo i segni dei tempi e formando laici che siano davvero a braccia aperte; vogliamo divenire una realtà in cui si pratica il dialogo, e si fa – come recita il messaggio alla Chiesa e al Paese del 28 aprile (XVIII Assemblea Nazionale dell’Azione Cattolica) – «esercizio di corresponsabilità e di accompagnamento reciproco, con lo stile della cura, che non lascia indietro nessuno».

Non mi resta che augurare a tutta la vostra comunità scolastica un lavoro fecondo, perché il percorso intrapreso sia solo l’incipit di un ulteriore approfondimento e un’occasione rinnovata di crescita. Auguri a tutti voi

Margherita de Pinto, presidente diocesana




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