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Venerdì 09 giugno, ore 2023
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Abitare l’instabilità non è un’impresa per solitari

In un’epoca di cambiamento che immobilizza i giovani nella costruzione del proprio futuro, che fa sperimentare loro ansia, paura e sfiducia, l’antidoto è acquisire la capacità di reinventarsi e lasciare spazio all’inatteso.

Una grande risorsa che i giovani che vivono l’esperienza di AC hanno è la possibilità di correre questo rischio insieme: è questo il significato di fraternità, tema centrale del modulo nazionale del settore giovani che abbiamo vissuto a Frascati (RM), dal 28 al 30 aprile.

Per trasformare la fraternità in vita ed esperienza siamo chiamati a percorrere tre passi: l’empatia, come apertura verso il bene che c’è nell’altro, l’ascolto della Vita, del proprio tempo e degli altri e la solidarietà da sperimentare tra le generazioni.

Queste sono gli inviti di Paola Bignardi, già Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica, che ha incontrato noi giovani.

E tra i luoghi in cui sperimentiamo l’instabilità c’è la fede, soprattutto per la sua natura apparentemente immobile: è costruendo percorsi di fede basati sull’ascolto dei giovani che possiamo rendere l’esperienza di fede contemporanea.

Anche le parrocchie sono chiamate ad abitare questo tempo di cambiamenti in modo creativo: l’atteggiamento che don Francesco Zaccaria, parroco e professore di teologia, ci suggerisce è quello della corresponsabilità tra laici e sacerdoti per portare l’annuncio del Vangelo in un linguaggio adeguato al nostro mondo e rendere le parrocchie più sinodali ma soprattutto terreno fertile per i dubbi di noi giovani.

Nei tre laboratori sinodali abbiamo provato a declinare il valore della fraternità in tre ambiti, quello dei cammini di fede, della generatività e della responsabilità: dalle nostre riflessioni e da quelle degli altri abbiamo individuato i valori che costituiscono i pilastri delle costruzioni che rappresentano il nostro stile di vivere la responsabilità, associativa e non, di generare del bene e di pensare ai cammini di fede che viviamo.

“Perché siamo interessati alla fraternità di tutti,

non solo dei cristiani o di qualche altro gruppo,

anche di tutti coloro che vivranno dopo di noi,

nelle nostre città, con la nostra acqua,

educati da noi, fino alla terza generazione (…),

perché ci preoccupiamo dei fratelli,

perciò qualche volta diciamo PADRE NOSTRO”

 

Così abbiamo pregato nella veglia di invocazione allo Spirito Santo, a cui abbiamo affidato le nostre riflessioni, il lavoro che abbiamo svolto finora ma soprattutto quello che ancora dobbiamo fare: la fraternità, la responsabilità e la cura dell’altro devono diventare bussola che orienta il nostro operato.

 

Miriam Minervini e Angelo Carrieri

Membri d’equipe giovani




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