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Venerdì 26 aprile, ore 2024
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Proposte contro il gioco d’azzardo

“Noi non vogliamo evocare scenari proibizionistici
né demonizzare, ma noi conosciamo dal basso questa realtà,
una tragedia sia psicologica che economica.
E’ un problema di dignità umana e di responsabilità sociale,
in definitiva, è un problema di democrazia”.
Don Luigi Ciotti
LA VITA GIOCATEVELA BENE!
Suggerimenti e proposte per la regolamentazione ed il controllo del gioco d’azzardo nei comuni di Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi
Il gioco d’azzardo in Italia non conosce crisi e, in completa controtendenza rispetto a tutti gli altri indicatori economici del Paese, ha raggiunto proporzioni tali da diventare in pochi anni la terza industria italiana, interessando il 4% del Pil nazionale con 5.000 aziende, 120.000 addetti, 400.000 slot machine, 6.181 punti di gioco autorizzati. Quello italiano occupa il 15% del mercato europeo e oltre il 4,4% del mercato mondiale. Nel 2011 sono stati giocati poco meno di 80 miliardi di euro, mentre nel 2012 si è raggiunti i 90 miliardi, attirando il 12% della spesa delle famiglie italiane. Sono 15 milioni i giocatori abituali, 2 milioni quelli a rischio patologico, circa  800.000 i giocatori già malati. Giocano uomini e donne di tutte le età, bambini, adulti e anziani, ma sono soprattutto le fasce più deboli e gli indigenti ad essere maggiormente vulnerabili: chi ha minore scolarizzazione, chi ha un lavoro precario, chi è disoccupato e chi è in difficoltà economiche. Sono necessari 5-6 miliardi l’anno per far fronte alle conseguenze sociali del gioco, tra spesa sanitaria diretta – cure mediche e psicologiche – e costi indiretti – perdita del lavoro, peggioramento della qualità della vita e aumento della violenza in famiglia – mentre le tasse incassate dallo Stato sono solo 8 miliardi. Il fenomeno sta assumendo i contorni di una vera e propria piaga con la peculiarità di intrecciare ai risvolti sociali e alle conseguenze sanitarie anche aspetti criminali. Quello del gioco è diventato, infatti, il principale settore di infiltrazione mafiosa, attirando gli appetiti di tutte le maggiori organizzazioni criminali nei confronti specialmente del comparto che interessa la gestione e il noleggio delle slot machine, come dimostrano le numerose indagini delle Direzioni distrettuali antimafia in diverse città italiane. Si tratta di un giro d’affari, probabilmente stimato per difetto, di 10 miliardi di euro all’anno, che ritaglia all’interno del settore legale ampie sacche di illegalità in grado di alterare l’economia e il mercato. Sono numerosi i clan che gestiscono in maniera diretta centinaia di apparecchi, realizzando la penetrazione nel gioco legale attraverso gravi reati come le estorsioni, l’evasione fiscale, il riciclaggio e l’usura.
Il quadro nelle città della nostra diocesi è piuttosto inquietante solo già considerando il numero degli esercizi e mini casinò dove giocare alle slot, come risulta dalla tabella che segue senza considerare i luoghi di vendita dei così detti gratta e vinci.
SLOT MACHINE
esercizi mini casinò
Molfetta 84 1
Ruvo di Puglia 31 1
Giovinazzo 22 1
Terlizzi 40 0
Totale 177 3
Fonte: Amministrazione Autonoma monopoli di Stato
Per contrastare il dilagare di questo fenomeno è in atto a vari livelli su tutto il territorio nazionale una mobilitazione che coinvolge sia il mondo politico che l’associazionismo, per sensibilizzare le amministrazioni ed i cittadini verso la piaga del gioco d’azzardo.
Tra le varie iniziative LegaAutonomie, Scuola delle Buone Pratiche e Terre di mezzo si sono fatte promotrici del “Manifesto dei Sindaci contro il Gioco d’azzardo”, attraverso la sottoscrizione del quale ogni Amministrazione Comunale si impegna a mettere in atto politiche di regolamentazione e di controllo del fenomeno sul territorio comunale e di sensibilizzazione della cittadinanza sui rischi ad esso connessi.
Aderendo al manifesto, le Amministrazioni si impegnano inoltre a promuovere sul proprio territorio la proposta di legge di iniziativa popolare “Tutela della salute e degli individui tramite il riordino delle norme vigenti in materia di giochi con vincite in denaro – giochi d’azzardo”  (GURI n° 233 del 4.10.20313) che tra l’altro fa sua le proposte presenti all’interno della campagna  “Mettiamoci in Gioco”. [1]

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Con il presente documento l’Azione Cattolica Diocesana, nell’ambito del percorso formativo “La Vita Giocatevela Bene!” chiede alle Amministrazioni dei comuni di Molfetta, Ruvo di Puglia, Giovinazzo e Terlizzi di fare proprie le seguenti proposte:
  1. 1. ADESIONE AL MANIFESTO –Approvare una delibera da parte del Consiglio Comunale quale atto amministrativo che sancisca in maniera formale l’adesione al Manifesto e l’impegno a prevenire e contrastare il gioco d’azzardo di fronte a tutti i suoi cittadini. il Consiglio si impegnerebbe anche a “sostenere tutte le iniziative e le attività programmate dall’Amministrazione Comunale, finalizzate alla promozione di interventi educativi e d’informazione, culturali,  formativi e regolativi per la prevenzione dalla dipendenza del gioco d’azzardo”.
  1. 2. LEGGE REGIONALE 13 dicembre 2013, n. 43 “Contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico (GAP)” – Proponiamo alle amministrazioni comunali di convocare, ai sensi dell’art. 16 del Regolamento Regionale 18 gennaio 2007, n. 4 “Regolamento Regionale attuativo della legge regionale 10 luglio 2006, n. 19”, dei tavoli di concertazione, al fine di dare celere attuazione a quanto stabilito dalla Legge Regionale 13 del 2013.
  2. 3. TAVOLO TECNICO – Favorire la nascita di una rete locale tra le autorità comunali, enti sanitari, forze dell’ordine ed Associazioni di categoria e di volontariato, finalizzata alla elaborazione di iniziative di regolamentazione e di controllo del fenomeno del gioco d’azzardo, di promozione di percorsi formativi ed di assistenza sanitaria per quanti sono affetti o a rischio di Ludopatia.
Noi proponiamo:
  1. a. DETASSAZIONE PER I LOCALI “NO SLOT”– Adottare una politica di tipo premiale, che preveda la riduzione dell’importo della tassazione per le attività che decidono di non ospitare o dismettere gli apparecchi da gioco istallati nei propri locali. Una tale politica potrebbe prevedere per esempio la riduzione della quota della TARES o l’esenzione dal pagamento di quei servizi non gratuiti offerti dall’ente comunale (affissioni, occupazione del suolo pubblico, ecc.).
  2. b. REGOLAMENTO URBANISTICO[2] – Agire in maniera più risoluta sul regolamento urbanistico commerciale, anche secondo quanto disposto dall’articolo 7 della Legge Regionale 13 dicembre 2013, n. 43 “Contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico (GAP)”, al fine di introdurre norme più restrittive per ampliare le porzioni del territorio comunale in cui vietare l’installazione delle macchinette nei locali pubblici e l’insediamento di attività legate al gioco d’azzardo, stabilendone i criteri di compatibilità di destinazione urbanistica con l’arredo e il decoro dell’ambiente cittadino, con gli edifici storici, con le aree di particolare valore architettonico, monumentale e paesaggistico, con i luoghi ritenuti sensibili quali scuole, ospedali e luoghi di culto, nonché con l’esigenza di garantire la sicurez­za urbana, la viabilità, contenere l’inqui­namento acustico e il disturbo della quiete pubblica.
  3. c. CONTROLLI – Verificare da parte delle forze dell’ordine e alla polizia locale il rispetto di quanto previsto dall’art. 6 della Legge Regionale 13 dicembre 2013, n. 43 “Contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico (GAP)” e dall’art. 7 comma 5 del cosiddetto Decreto Balduzzi[3], che impone, a partire dal 1° gennaio 2013, ai “gestori di sale da gioco e di esercizi in cui vi sia offerta di giochi pubblici, ovvero di scommesse su eventi sportivi, anche ippici, e non sportivi”, di esporre “il materiale informativo predisposto dalle aziende sanitarie locali, diretto a evidenziare i rischi correlati al gioco e a segnalare la presenza sul territorio dei servizi di assistenza pubblici e del privato sociale dedicati alla cura e al reinserimento sociale delle persone con patologie correlate al G.A.P. (Gioco d’azzardo patologico)”.
  4. d. PUBBLICITA’ DELLE INIZIATIVE – Pubblicare sul sito web delle amministrazioni comunali e sui social network ad essi collegati, tutte le scelte e le attività intraprese dal Sindaco e dall’amministrazione comunale per la diffusione più ampia possibile delle iniziative e perché queste possano avere una risonanza sovralocale.
  5. e. MAPPATURA E MONITORAGGIO – Mappare le sale gioco e di tutti i locali dove sono presenti le slot machine e gli altri tipi di apparecchiature elettroniche, per comprendere le modalità con cui il gioco d’azzardo si organizza nella città, in quali aree prevale, da quali tipologie di cittadini è praticato.
  6. f. FORMAZIONE DEL PERSONALE OPERANTE NELLE SALE DA GIOCO E DEGLI ESERCENTI – Attivare incontri formativi per baristi, esercenti e gestori di attività connesse al gioco d’azzardo (tabaccherie, sale giochi e agenzie di scommesse sui rischi delle dipendenze patologiche ad esso correlate), in conformità a quanto previsto dall’art. 7, comma 5, della Legge Regionale 13 dicembre 2013, n. 43 “Contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico (GAP)”.

[1] Mettiamoci in gioco è la campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo promossa da Azione Cattolica, ACLI, ALEA, ANCI, ARCI, AUSER, Avviso Pubblico, CGIL, CNCA, CONAGGA, Federconsumatori, FeDerSerD, FICT, FITEL, Gruppo Abele, InterCear, Libera, Uisp.
[2] Qualsiasi tipo di provvedimento comunale atto a disciplinare aperture, orari e distanze da luoghi sensibili delle sale da gioco è suscettibile di essere impugnato davanti ai Tribunali amministrativi regionali (Tar) ed essere respinto dagli stessi qualora i gestori intentino ricorso. Come già affermato, infatti, il gioco lecito è materia di esclusiva competenza dello Stato. Tuttavia, si è rilevato come intervenire sul piano urbanistico – secondo scelte che solo indirettamente si riflettono sull’identificazione delle aree del territorio cittadino dove sarà consentita la presenza di tali attività – possa risultare una disposizione più solida di fronte alle decisioni dei Tar. Proprio sul versante normativo, però, si sono aperti degli spiragli. La sentenza n. 300 del 2011 della Corte Costituzionale, infatti, riconosce ai Comuni la legittimità di interventi volti a regolare e limitare l’accesso alle apparecchiature di gioco al fine di contrastare il diffuso fenomeno del gioco convulsivo e di tutelare i soggetti psicologicamente più vulnerabili o immaturi, e quindi più esposti all’illusione di vincite e facili guadagni. Alcuni verdetti emessi nell’ultimo anno dai Tar riprendono i temi della sentenza della Corte costituzionale dando ragione ai Comuni. Per maggiori informazioni si legga Angela Fioroni, Le regole del gioco. Azzardo, dipendenza e criminalità: la campagna dei sindaci per contrastarli, Terre di mezzo Editore, Milano 2013.
[3] Decreto-legge n. 158 del 13 settembre 2012, convertito con modificazioni dalla Legge n. 189 dell’ 8 novembre 2012
Seguiremo con attenzione le buone pratiche che ciascuna città vorrà avviare per intervenire concretamente sul fenomeno con risposte pronte ed efficaci.
Molfetta, 14 febbraio 2014
La Presidenza diocesana di Azione Cattolica



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