Giovanni Grandi nel libro intitolato “Democrazia e amicizia sociale, superare la crisi della partecipazione” opera un’analisi circa le cause della crisi della partecipazione ormai dilagante negli ultimi anni nel nostro Paese e non solo (ne sono una conferma le basse percentuali di affluenza alle tornate elettorali). L’analisi dell’autore risulta essere complessa e allo stesso tempo precisa, intenta ad arrivare alla radice del problema. Il punto di partenza è la percezione di “ingiustizia” che la società ha maturato fino ad ora: dove un tempo difronte all’ingiustizia la soluzione era una risposta collettiva, oggi è il collettivo che fatica a risolvere le situazioni di ingiustizia. L’agire partecipativo si riconosce, quindi, nelle azioni di benevolenza e di grazia attuate con disinteresse, riprendendo anche l’agire di Dio che: «salva ciascuna persona non in virtù di qualche merito, ma appunto gratuitamente»[1]. La soluzione, complessa, è riscoprirsi parte di una comunità e agire solidalmente in un tempo in cui la solidarietà è considerata “sovversiva” – per riprendere le parole di don Mattia Ferrari[2] – conseguenza di un individualismo nemico dell’agire partecipativo nel senso più ampio del termine.
Dopo aver evidenziato ed analizzato i maggiori punti problematici, l’autore, nella seconda parte del libro prova ad estrapolare virtuosi esempi di sinodalità della Chiesa Cattolica, offrendo interessanti spunti di riflessione. Ciò che mi preme evidenziare è quanto emerge circa l’importanza della democrazia nei processi decisionali: nelle esperienze comunitarie spesso il confronto tra idee diverse è visto come una possibile frattura, al contrario il c.d. “discernimento comunitario” – ammonisce l’autore – non è una pratica che colloca il proprio baricentro sul pre-valere, ma piuttosto sul con-validare; una pratica certamente proficua ai fini dell’agire partecipativo da accostare alla buona pratica dell’ascolto di sé e degli altri (come analizzato dall’autore).
In definitiva il libro guida il lettore nell’analisi di più fattori ed elementi utili a capire da dove partire per rinvigorire la partecipazione all’interno di una comunità, pone interrogativi e quasi instaura un arricchente dialogo lettore-autore. Un’autentica guida per comunità, come l’AC, impegnate sul fronte della formazione, del dialogo e appunto della partecipazione, contro la tendenza di una società individualista, perché come scrive don Lorenzo Milani: «Ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande I care. […] Me ne importa, mi sta a cuore. È il contrario esatto del motto fascista Me ne frego»[3].
[1] GRANDI G., Democrazia e amicizia sociale, p. Oltre il merito, la grazia, Editrice Ave, p. 26.
[2] Dall’intervista a don Mattia Ferrari di Fabio Fazio, Che Tempo Che Fa del 02/03/2025.
[3] Don MILANI L., in Lettera ai cappellani militari lettera ai giudici.
Luca Di Modugno