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Michele D’Ercole

Domenica 28 agosto 2005, a Lourdes, dopo una improvvisa ed intensa sofferenza, è deceduto MICHELE D’ERCOLE, fratello nella fede e compagno di molteplici percorsi ecclesiali ed associativi.

É una scomparsa che ci lascia attoniti, ma che trova sollievo e conforto nella fede e nella preghiera che ora ci unisce ancor di più alla sua famiglia.

La celebrazione del trigesimo si svolgerà il 29 settembre alle ore 19.00 presso la Parrocchia Crocifisso. Siamo tutti invitati.

 

 

USQUE AD MORTEM, ET ULTRA

Di Mariagiovanna Dicanio, Concattedrale di Terlizzi

Le brutte notizie giungono quasi sempre di primo mattino.

E la notizia della morte di Michele D’Ercole non  ha fatto eccezione!

Lunedì 29 agosto, il mio telefono ha squillato molto presto per chiedere conferma a questa così brutta notizia: ho dovuto anch’io fare una telefonata e, purtroppo, era tutto vero.

Conoscevo Michele perché ho frequentato il liceo con suo fratello Andrea, poi è subentrata la conoscenza diretta, grazie all’esperienza associativa: io ero la responsabile diocesana dell’ACR di Terlizzi e Michele era il presidente parrocchiale della sua parrocchia.

Nel 1986 è diventato l’ultimo presidente diocesano di Terlizzi fino  al 1989; con l’unificazione dell’Azione Cattolica, Michele diventò consigliere diocesano e cominciò a indirizzare il suo servizio verso l’ambito socio-politico: il Movimento lavoratori, l’Istituto sociopolitico.

La sua generosità gli rese facile dire di sì alla segreteria diocesana del Mlac prima e nel 1998, per un triennio, a quella nazionale.

A Terlizzi, intanto avviava il commercio equo e solidale con una associazione che ne curava i vari aspetti. Ultimamente era anche impegnato nel Movimento Cristiano Lavoratori.

La sua morte ci ha reso noto che era impegnato anche in un gruppo di pellegrinaggi di Bitonto, con il quale era partito per Lourdes e nel quale prestava il suo servizio, nonostante i suoi problemi di salute, che, per ironia della sorte, non c’entrano nulla con la sua morte.

USQUE AD MORTEM, ET ULTRA.

Erano le parole scritte sulla fede nuziale di Emanuela Setti Carraro, la giovane moglie del generale Dalla Chiesa e mi sono venute subito in mente, quando ho saputo della morte di Michele.

Anche il paese in cui ci ha lasciati è emblematico di uno stile di servizio e di amore per Dio e il prossimo che Michele non ha mai smesso di vivere e incarnare.

Ciao, Michele! Ti sia festoso l’incontro con il Signore! E soprattutto, proteggi i tuoi cari e la tua associazione.

Noi ci affidiamo alla tua Preghiera!

L’AC diocesana si è raccolta in preghiera, il giorno 1 settembre nella parrocchia di S.Maria, in suffragio di Michele d’Ercole. Riportiamo il testo della meditazione proposta dall’assistente unitario

 

Cantiamo al Dio della vita “Come in un eterno mattino”

di don Pietro Rubini, assistente diocesano

«L’anima mia è turbata».

Questa parola di Gesù, il Figlio di Dio che ha voluto condividere anche lo sbigottimento umano di fronte alla morte, oggi è anche la nostra.

L’anima di tutti noi è turbata davanti alla modalità inattesa e improvvisa della morte di Michele. La repentinità della sua scomparsa ci appare come un tradimento, un furto, un’ingiustizia che ci coglie impreparati. L’età di Michele sembrava essere la migliore per la vita: perfetta per la carica di energia, per la voglia di essere, la gioia del dire e la forza del fare, per il desiderio di futuro, per la bellezza degli affetti familiari. La sua ricca esperienza di uomo e di cristiano maturata presso la Comunità Parrocchiale del SS.mo Crocifisso è stata scandita da incarichi significativi ricoperti nell’ambito dell’Azione Cattolica come Presidente diocesano per la città di Terlizzi, alla vigilia dell’unificazione delle quattro Diocesi avvenuta nel 1986; e poi come Consigliere Diocesano dell’AC, Segretario diocesano e nazionale del Movimento dei Lavoratori, nonché come Direttore dell’Ufficio Diocesano della Pastorale Sociale del Lavoro, promotore del commercio equo-solidale, Presidente locale del Movimento per la vita e docente stimato della religione cattolica presso gli Istituti di scuola media e di scuola superiore.  L’ora di Michele, dunque, sembrava perfetta per la vita e invece irrompe la morte che provoca in tutti la rabbia del non capire e la richiesta urlata del perché. Come le sorelle di Lazzaro, anche noi vorremmo dire al Signore: A che serve il tuo bene per l’uomo se poi lo lasci morire così? Non è giusto! (cf Gv 11,17-44). È la nostra ribellione di fronte alla morte di Michele, un sentimento onesto di cui lo stesso Gesù non si è vergognato. L’evangelista Giovanni, infatti, precisa che Gesù di fronte alla morte dell’amico Lazzaro «fremette nello spirito e si turbò» (Gv 11,33), non certo per la poca fede delle sorelle, ma per la potenza oscura della morte.

Ecco, dunque, la risposta a quella domanda che più di ogni altra ci assilla: che significato dare alla morte di Michele? È proprio in quel fremito di sdegno e in quel pianto vero e pacato di Gesù di fronte alla morte dell’amico Lazzaro. In queste due reazioni di Gesù troviamo la prova sicura che per Lui pure la morte rimane uno strappo, una lacerazione, una oscurità, uno smarrimento, ma non di meno troviamo anche la fede in un Dio a cui tutto è possibile.

È con questa fede, infatti, che si reca al sepolcro e ordina di togliere la pietra dall’imboccatura della tomba e grida: «Lazzaro, vieni fuori» (Gv 11,43). E il morto uscì davvero, avvolto in bende. «lo sono la risurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muore, vivrà. Chiunque vive e crede in me, non morrà mai» (Gv 11,25).

Cari fratelli, l’essere venuti nella casa del Padre in quest’ora di tristezza suppone almeno implicitamente la convinzione che in questa parola di Gesù sta la fonte della nostra speranza.

Gesù è la risurrezione e la vita. Questo è l’avvenimento centrale della storia. Questo è l’unico annuncio in grado di fondare la nostra speranza.

«Siamo convinti – ci dice S. Paolo – che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a Lui».

Michele, sia pur sorpreso da una morte impreveduta, si è svegliato in cielo con questa certezza nel cuore. Ed è la sola cosa che riesce ad alleviare la nostra sofferenza.

Se è vero che la pietra preziosa ha bisogno per risplendere di essere estratta a viva forza dalla opaca roccia che la imprigiona, allora è possibile che la perfezione di una creatura passi attraverso un cammino non misurato sulla quantità degli anni, bensì sulla qualità del suo essere scelta e chiamata vicino a Dio.

Nell’Eucaristia chiederemo al buon Dio di ammettere Michele a godere la luce del Suo Volto. Al termine della nostra vita terrena sembra che i verbi della fede: adorare, lodare, credere… cedono ad un verbo umile e forte, inerme ed umanissimo: godere. Sì, l’eternità fiorisce nel verbo della gioia, perché Dio, nella sua essenza più intima risponde al nostro bisogno di felicità. L’esperienza dell’uomo dice che tutto sembra essere sotto la legge della diminuzione, del venir meno, del tramontare, insomma dell’andare dalla vita verso la morte. La fede cristiana dichiara invece che si va dalla vita terrena verso la Vita senza fine passando attraverso il parto della morte.

A te, caro Michele, rivolgiamo il nostro affettuoso saluto. A Lourdes, nella Terra di Maria, hai consegnato la tua vita a Dio. Ora siamo certi di saperti in compagnia della Madonna, la Mamma del cielo, la cui protezione senza inibizione e con grande fierezza di figlio, hai voluto custodire nella tua vita.

Con il suo dolcissimo sorriso sarà Lei stessa a sbrigare – come amava dire il nostro amico Vescovo don Tonino – le pratiche del tuo passaporto. Con Lei accanto non c’é nulla da temere sulla frontiera.






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