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Relazione finale del presidente uscente Angela Paparella

Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore
(Lc. 12, 34)

Relazione finale del presidente uscente Angela Paparella
Nell’avviare questo momento di riflessione e di racconto dell’esperienza condivisa in questo triennio 2011 – 2014, sento anzitutto il dovere di salutare e ringraziare il nostro Vescovo, Mons. Luigi Martella, per la premura di padre mostrata alla sua Azione Cattolica diocesana, espressa con la presenza ai nostri appuntamenti più significativi e la sollecitudine nel seguire le nostre iniziative ed i nostri percorsi attraverso un confronto vivo, aperto e costante, in diverse occasioni con la presidenza tutta e più di frequente con me e don Pietro. Lo ringrazio per la fiducia mostrata, soprattutto nei momenti di maggiore criticità; lo ringrazio per la libertà con cui abbiamo potuto muoverci e fare le nostre scelte, anche quando ci ha manifestato qualche perplessità in merito o ha ricevuto rimostranze su quanto l’Azione Cattolica andava proponendo. Ora, per fare memoria del nostro viaggio, occorre presentarci e ricordare da dove siamo partiti.
La nostra è un’Associazione che ha coinvolto, in questo triennio, dai 4431 del 2011 ai 4553 aderenti della campagna adesioni 2014 appena conclusa, composta da circa 2000 tra giovani e adulti, mentre più della metà degli aderenti sono acierrini. Siamo presenti in 30 comunità parrocchiali su 36 esistenti in diocesi.
Siamo partiti dal documento finale dello scorso triennio, che ci affidava un’Associazione già lanciata sull’urgenza di occuparsi del Bene Comune, esprimendo “una fede non privata, ma fedele alla propria vocazione laicale, che portasse il fermento del Vangelo nelle relazioni umane e nelle istituzioni, nel territorio e nei luoghi della globalizzazione” . Hanno fatto seguito una serie di riflessioni profonde elaborate nel consiglio e nella presidenza diocesana sulla necessità di esserci, intervenire, fare opinione sulle questioni serie e urgenti del nostro Paese, delle nostre città, in anni dove più forte è stata la morsa della crisi economica, della perdita di speranza, della disaffezione alla politica, delle appartenenze deboli e di una morale comune sempre meno riconosciuta e vissuta, spesso sepolta dal tornaconto personale, dal relativismo etico, dall’uso più che dal rispetto dell’altro. Siamo partiti dal riscoprirci Azione Cattolica, da sempre presenza profetica nel panorama della Chiesa e della società italiana, nelle scelte educative e formative come nella espressione pubblica, con uno stile sobrio, preciso, equilibrato quanto determinato, riconoscibile dentro una Chiesa dove più urgente in questi anni si è fatta la necessità di coerenza e fedeltà ai principi evangelici, cui si chiedono trasparenza e scelte coraggiose di testimonianza.
Siamo partiti dal voler essere cristiani che fanno la differenza, non insipidi, nascosti, irrilevanti. Cristiani che sanno portare la bellezza e la gioia dell’incontro con Cristo in ogni luogo, situazione, tempo, circostanza, sapendo incontrare gli uomini di oggi, parlare agli uomini di oggi, farsi loro compagni di strada, con la consapevolezza di condividerne povertà, limiti, istanze, aneliti. Dunque senza pretese, prevaricazioni, supponenze, perché anche noi siamo e ci sentiamo “uomini di oggi”, con l’unica certezza costituita dalla Buona Notizia che portiamo. Provando ad individuare quei germogli del Regno già presenti nella nostra difficile, complessa realtà. Provando a valorizzare una identità laicale che è grimaldello ideale per stare nella storia e nella geografia del nostro tempo a pieno titolo. Provando, infine, ad interpretarla, questa identità laicale, nella sua immensa potenzialità e risorsa, da far fruttificare, in nome del nostro battesimo. Abbiamo voluto riscoprire la forte valenza educativa della nostra proposta associativa, da non svendere né annacquare, da rendere sempre di più ciò che è: una proposta formativa di qualità, che ha da dare tanto ai nostri aderenti, ma che è significativa e parlante anche a chi aderente e cristiano non è e sente comunque la forza di un messaggio – che è poi quello del Vangelo – illuminante per la vita delle persone, per la sua carica costruttiva della città dell’uomo e per le sue modalità comunicative inclusive. In questi anni, la democraticità praticata in Associazione, il saper discutere e decidere insieme, il lavoro di squadra o d’equipe, l’assunzione di responsabilità e la condivisione, hanno fatto scuola in contesti “altri” dove questo habitus non è così consueto e scontato!
A come Associazione
Innanzitutto siamo stati presi dal desiderio di vivere bene l’Azione Cattolica nella sua interezza e complessità, per fare un’autentica esperienza di Chiesa che è annuncio. Una proposta che è per tutti e chiama tutti dentro la propria età ed esperienza di vita. Una proposta da raccontare nelle comunità e perché no, anche nel territorio, come abbiamo sperimentato con i tre manifesti che si sono succeduti nelle nostre città, pubblicizzando l’adesione 2011-2012: ”Ho centoquarantatre anni e non li dimostro… Educare è la mia forza, crescere nella fede è il mio invito, fare Chiesa insieme è il mio segreto L’oggi mi interpella, l’uomo mi appassiona, la città mi chiama, chi sono?”. La sfida di rafforzare l’identità associativa è passata attraverso alcune scelte precise: la qualità della formazione, il coraggio di proposte “alte”, la convinta riproposizione di esperienze diocesane tipicamente nostre, l’unitarietà, vissuta a partire dalle linee di orientamento e dai programmi pensati e condivisi negli organismi unitari – presidenza e consiglio – per poi essere declinati a misura di ragazzi, giovani e adulti. Uno sforzo grande per rimandare l’immagine di un’Associazione che si muove insieme, dove le attenzioni, le scelte e le proposte non sono di Settore o di Articolazione: sono associative, e tutti gli aderenti camminano nella stessa direzione, con attività modulate a seconda delle fasce d’età. Certo, questo ha comportato alcune limitazioni e rinunce, ma sempre in prospettiva di un impianto chiaro nella sua globalità e riconoscibile nella sua impostazione, da ogni angolatura. Anche i progetti proposti sui nuovi stili di vita sono stati pensati con un obiettivo unitario, cercando modalità di svolgimento e di impegno, che potessero garantire a tutti, dai più piccoli dell’ACR fino agli adultissimi, di concorrere insieme alla loro realizzazione.
La formazione dei responsabili
Abbiamo iniziato dallo strutturare unitariamente l’impianto del Progetto Formativo per Responsabili (PFR) articolato in tre anni e proposto a tutti i responsabili educativi ed associativi adulti, giovani ed ACR. Un impegno di grande spessore, grazie alla competenza e professionalità di Marta Lobascio, che ne ha seguito i lavori con rigore, pazienza, sensibilità ed attenzione, permettendo ai circa novanta assidui partecipanti di vivere un’esperienza di crescita personale, attenta ai processi e non solo ai contenuti, propedeutica ad un servizio motivato e consapevole di formazione, responsabilità e guida dei gruppi affidati dalla comunità ecclesiale. Uguale attenzione è stata posta nella preparazione dei PFR per neo educatori dell’ACR come del Settore Giovani, curati nei dettagli per garantire un primo approccio alla specificità di un servizio educativo delicato, fornendo gli strumenti giusti e le conoscenze base dell’impostazione formativo-metodologica dell’Associazione. Anche gli incontri per responsabili ed educatori sono stati appuntamenti di “accompagnamento”, che hanno visto gli Adulti lavorare DENTRO IL TESTO del percorso formativo annuale, garantendone la mediazione di contenuti e proposte, i giovani verificare e programmare le tappe del proprio cammino, l’ACR ribadire il ruolo dell’educatore, la cura della sua interiorità, la responsabilità del servizio ai più piccoli.
Oltre agli appuntamenti consueti di inizio anno e di verifica finale con i consigli parrocchiali, negli ultimi due anni abbiamo riproposto l’esperienza tipicamente associativa del campo scuola diocesano per responsabili. Nell’estate 2012 il tema“Crescere da laici tra passato e futuro”, nel 2013 “L’AC oggi: sfide nella pastorale, sfide nel sociale, sfide nella vita personale”: entrambe ricche di sollecitazioni e spunti, soprattutto grazie agli interventi di Ernesto Preziosi, di don Mimmo Amato, Franco de Palo, Tommaso Amato, Ferri Cormio, di Gino Sparapano, Silvana Campanile e Michela Boezio. Al di là della evoluzione e degli aggiustamenti di tiro necessari, nei tempi come nella struttura, il campo diocesano rimane un’esperienza fondante di formazione e crescita di relazioni cui non possiamo e non dobbiamo rinunciare, un segmento immancabile della scala a chiocciola del nostro DNA. Tutti i responsabili diocesani hanno poi partecipato nel triennio ad iniziative formative, convegni, campi scuola, incontri, promossi dal Centro nazionale. In particolare ringrazio Marta Binetti per il suo servizio nella commissione nazionale adultissimi, Gigi Copertino e Francesca Polacco per l’impegno in ACR presso il Centro nazionale, Leonardo de Gennaro, che è nell’equipe nazionale del Settore Giovani e si occupa della segreteria di redazione del giornale destinato ai giovanissimi, Graffiti.
La formazione degli aderenti
Una formazione vicina alle esigenze di vita e attenta ai cambiamenti che avvengono in età particolarmente delicate, in cui la parola chiave è “costruzione”, esige la cura dei passaggi: quello tra ACR e giovanissimi, che registra una vera e propria emorragia, quello tra giovani e adulti. Per questo in tandem il Settore Giovani e l’ACR hanno elaborato per il post cresima il sussidio” Mi dai un passaggio?”, un cammino annuale che accompagna i neo adolescenti a leggere la propria trasformazione come occasione di crescita, di costruzione della propria identità nell’incontro con la persona di Gesù. Per i giovani adulti, Settore Giovani e Settore Adulti hanno avviato quest’anno un gruppo diocesano, guidato da Nunzia Di Terlizzi e Michele Pappagallo, che raccoglie l’istanza dei 30-40enni sparsi nelle parrocchie di formazione permanente, dentro una condizione di vita segnata dalla urgenza di spendersi per la realizzazione personale. Infine per le neo famiglie, una commissione guidata dalla nostra coppia cooptata, ha strutturato un percorso annuale per vivere e costruire su fondamenta salde e con atteggiamenti virtuosi la nuova vita matrimoniale. Ognuna di queste proposte è partita dall’idea che la fase di passaggio non è “per sempre” e che ogni attenzione alle sfaccettature di una nuova età o condizione di vita, deve molto presto rientrare nell’alveo di una identità chiara e dai contorni definiti. Per cui, dopo i tredici anni si diventa giovanissimi, così come dopo un paio d’anni di cammino cuscinetto tra giovani e adulti, si entra nel Settore Adulti e se ne vive la proposta formativa, indipendentemente dal fatto che siamo single o abbiamo messo su famiglia. Vogliamo infatti ribadire la scelta di un’Associazione che si rivolge alle fasce d’età e tiene insieme le persone nella varietà delle loro esperienze e scelte di vita. E’ proprio la varietà a garantire confronto e scambio.
Anche gli incontri festa per gli aderenti sono stati momenti di formazione, in cui abbiamo provato a veicolare contenuti, oltre che a dare concretezza al respiro diocesano dell’Azione Cattolica. Così è stato per le feste e per gli incontri diocesani degli Adulti, basati su temi che interpellano la nostra vita e in essa la nostra fede, inerenti il consumo critico, la custodia del creato, la testimonianza credibile in famiglia e nella società, la solidarietà tra famiglie. Anche le feste di accoglienza per giovanissimi hanno registrato una partecipazione non solo numericamente rilevante, ma qualitativamente alta, nonostante temi impegnativi e provocatori, quali la vocazione, la legalità e la condivisione(con l’intervento di Alessandro Gallo, autore di “Scimmie”) e la testimonianza nella scuola (con Giancarlo Visitilli docente autore di “E la felicità, prof?”), con la partecipazione viva dei gruppi parrocchiali impegnati di anno in anno in elaborazioni grafiche, video, foto a tema. I momenti di inizio anno per giovani, o l’esperienza del sentiero Frassati nel 2012, sono state occasioni di preghiera e di riflessione sulla propria vocazione come sulla condizione giovanile. Nel segno della solidarietà nel 2012 si è svolta la festa estiva per raccogliere fondi da destinare alle diocesi terremotate dell’Emilia Romagna, che ha visto la presenza di alcuni amici della diocesi di Rimini. Inoltre il Settore Giovani ha prodotto nel 2013 Sui suoi passi, ricco ed utilizzato sussidio per i campi estivi sulla figura di don Tonino Bello.
L’ ACR ha promosso eventi di condivisione e di gioia, celebrati nelle feste parrocchiali del Ciao- quest’anno anche in un momento festa diocesano per ragazzi di terza media- , cittadine della Pace, in quella diocesana degli Incontri 2012 e in quella regionale del maggio 2013 all’arena Delle Vittorie a Bari. Gli stessi acierrini hanno dato vita all’EDR (Équipe Diocesana dei Ragazzi) che a settembre scorso ha partecipato all’incontro nazionale a Roma. Anche l’ACR, dopo essersi espressa nel documento “Come pietre vive”, sul rapporto iniziazione cristiana/preparazione ai sacramenti, ha prodotto due sussidi per rispondere alle esigenze formative degli educatori che accompagnano gli acierrini ai sacramenti dell’Eucarestia e della Confermazione, “Senza la domenica non possiamo vivere” e “Lo spirito vi guiderà a conoscere la verità”, che hanno trovato ottima accoglienza nelle comunità parrocchiali.
Lo scorso anno poi, abbiamo celebrato unitariamente i venticinque anni compiuti dall’Azione Cattolica diocesana, con un’amarcord di video, foto, testimonianze che hanno ripercorso tutto il lavoro associativo in questo quarto di secolo e soprattutto hanno consentito alla gente di AC di ritrovarsi ancora, con la fierezza di un’identità condivisa, vissuta fraternamente al di là del tempo trascorso e dei cambiamenti di vita.
La spiritualità

Non abbiamo mai rinunciato a vivere momenti di preghiera unitari, di Settore o cittadini, curando soprattutto l’appuntamento dell’adesione come occasione per affidare al Signore il nostro impegno, le nostre scelte e la vita di quest’Associazione e dei suoi aderenti. L’altro appuntamento caparbiamente voluto, che deve però ancora entrare nel nostro vissuto ordinario come consapevole scelta è stato quello degli Esercizi Spirituali: li abbiamo vissuti per due anni con numeri davvero esigui, ma con la certezza di fare una proposta di spiritualità non mordi e fuggi ma di sostanza, nei tempi come nei temi e nelle modalità. Invece abbiamo richiesto ed ottenuto molta più partecipazione dai nostri aderenti anche giovani alle processioni del Corpus Domini a Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e dell’Ottavario a Ruvo, momenti di preghiera e testimonianza a cui l’Azione Cattolica tutta è chiamata a non mancare mai, proprio come Associazione. L’Azione Cattolica di Giovinazzo e Ruvo ha continuato, come da tradizione a curare l’animazione della via crucis per le vie della città.
La comunicazione
Non abbiamo neppure sottovalutato l’importanza della comunicazione, interna ed esterna all’AC, che volevamo fosse immediata, chiara, efficace. Per la comunicazione interna abbiamo creato un sito nuovo, dalla fruizione più semplice e immediata, che veicolasse informazioni e contenuti, uno strumento formativo e informativo insieme. Grazie ad Onofrio Grieco e a Thomas De Nicolo, sempre solleciti nel sistemare tempestivamente notizie e materiali, abbiamo garantito un servizio continuamente aggiornato, che in prospettiva deve diventare canale ordinario per la comunicazione con aderenti, responsabili, ma anche con gente esterna all’AC. Per la promozione associativa, curata da Tommaso Amato, abbiamo pianificato un contatto continuo con le città e il mondo dell’informazione locale, provando a raggiungere i cittadini con i manifesti delle nostre campagne, che nella loro immediata efficacia hanno suscitato curiosità e attenzione tra la gente. Non abbiamo mai trascurato la diffusione di comunicati stampa, lettere aperte, articoli, inviti alla cittadinanza su ogni appuntamento importante o presa di posizione rispetto a questioni calde, che abbiamo spesso chiesto fossero letti durante le Messe nelle nostre comunità parrocchiali e a cui Luce e Vita e i giornali cittadini laici hanno fatto da cassa di risonanza, permettendoci un dialogo costante e aperto con tutti. E’ accaduto per il comunicato stampa sulla crisi libica e l’accoglienza dei profughi di marzo 2011, per i pronunciamenti sul referendum di giugno 2011 sull’acqua, per la lettera ai sacerdoti di giugno 2012 e per tutte le volte che siamo intervenuti sul tema voto e voto di scambio, scontrino e gioco d’azzardo. Abbiamo in questo modo raccolto consensi, ma ci siamo anche esposti ai dissensi o ad interpretazioni arbitrarie di quanto espresso. In ogni modo il confronto è stato positivo: pur registrando a volte pregiudizi o durezza dei toni, abbiamo in queste occasioni avuto la possibilità di ribadire la nostra identità cristiana, di difendere le nostre scelte, di interloquire con tutti. Infine due parole sul servizio AVE, di cui ringrazio di cuore Tonia Angione: l’AVE ha bisogno di essere ripensata nella promozione, ma anche nelle modalità di gestione degli acquisti dei testi, per i numeri dei quali urge una stima celere e tempestiva. Non siamo riusciti a far fronte alle richieste tardive delle parrocchie, quando avevamo già esaudito il grosso degli ordini, ma è anche vero che, quando abbiamo prenotato testi in modo forfettario approssimando per eccesso, abbiamo ottenuto quantitativi di libri invenduti, con un bilancio costantemente in perdita.
Ciò che però mi preme soprattutto ricordare, sono stati i momenti trascorsi dai membri di questa presidenza e delle equipes di settore ed articolazione nelle parrocchie, incontrando gruppi, associazioni parrocchiali, consigli parrocchiali o anche solo singole persone, responsabili ed educatori. Perché, al di là di quanto ci siamo detti in questi incontri, delle attività promosse, dei chiarimenti, delle sollecitazioni, rimane l’incontro tra persone, con volti, nomi, realtà precise e un’abbondanza di doni scambiati veramente importante. Ancora una volta sono le persone che contano, che danno senso, valore e sostanza a tutti i programmi e le attività. E’ l’incontro tra le persone che fa la bellezza di quest’Associazione.
Proprio per questo va ribadita la portata e l’importanza di vivere la diocesanità dell’AC in modo più assiduo e convinto, perché questa dimensione rende giustizia fino in fondo alla ricchezza della esperienza di fede e di vita che la nostra Associazione ci regala. Un’altra prospettiva avvincente che ci attende, è quella di “essere in grado di parlare al bisogno di significato e felicità delle persone” , riuscendo per esempio ad elaborare un pensiero strutturato e significativo sui temi della violenza nelle relazioni, nei messaggi e nei linguaggi, dell’uso dei social network, del recupero del senso di umanità, della responsabilità degli adulti, genitori e non, nel decennio che la Chiesa dedica, non a caso, all’educazione. Una bella sfida, per un’Associazione come la nostra, che con l’esperienza dei suoi educatori avrebbe tanto da offrire alla riflessione del nostro tempo.
B come Bene Comune
Abbiamo vissuto anni di incertezza politica ed economica, in città dove si è assottigliato lo spessore morale ed il rispetto per le persone: dall’omicidio di un commerciante a Ruvo nell’aprile 2012 alla violenza di un branco di giovanissimi su un’adolescente nel 2013 a Molfetta, passando per i rigurgiti di razzismo, le emergenze e l’accoglienza degli immigrati; sullo sfondo il penoso, persistente problema del lavoro. Su ognuna di queste vicende e problematiche ci siamo interrogati e abbiamo di volta in volta espresso posizioni, richiesto confronti o ci siamo attivati in modo concreto, per esempio con la staffetta della solidarietà a Molfetta, nel 2011-2012, in collaborazione con Caritas e Centro di accoglienza, perché i profughi arrivati a Molfetta, dopo la crisi politica del nord Africa, si sentissero persone accolte in una comunità, non parcheggiate in una struttura; in rete con altre associazioni sul territorio di Terlizzi e Molfetta quest’anno, per ribadire uno stile di accoglienza che deve diventare prassi, considerata la diffidenza e l’indifferenza di cui sono vittime questi nostri fratelli.
La cittadinanza attiva
Abbiamo provato ad interpretare l’attenzione al bene comune, facendoci carico di esperienze di cittadinanza attiva, che fossero significative per la nostra comunità civile, con un intento formativo ed educativo. Da qui è partito l’impegno per il referendum di giugno 2011, contro la privatizzazione dell’acqua, già avviato dalla scorsa presidenza, che ha visto l’Associazione attivamente presente nei comitati cittadini, nelle piazze e sulle strade a promuovere la partecipazione alla consultazione referendaria e a chiedere il riconoscimento dell’acqua come bene comune. Nell’a.a. 2011-2012 è stato anche avviato a Molfetta il percorso di educazione alla legalità ”Giovani di AC, matti da legale”, in collaborazione con l’associazione Avvocati di Molfetta e il presidio Libera, che ha coinvolto i nostri giovani e giovanissimi, a cui abbiamo raccontato con forme e strumenti vari, quanto sia cristiano interessarsi alla vita della propria città. E’ stato bello regalare ai ragazzi il testo della Costituzione, sentirli leggerla e commentarla. E’ stato bello vedere i nostri adulti e il nostro Vescovo insieme a loro, un pomeriggio di giugno 2012, marciare silenziosamente per le vie di Molfetta rivendicando la necessità di essere cittadini puliti, rispettosi della legge, di ritornare ad una comunità civile, più giusta, nel ricordo di Giovanni Carnicella, sindaco di cui ricorreva il ventennale dall’uccisione. La medaglia ricevuta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per l’attività educativa svolta col nostro progetto, così come la pubblicazione con l’AVE del libro “E’ un gioco da ragazzi. La Costituzione scende in campo con parole semplici” scritto da due nostri aderenti, Mimmo Facchini e Corrado La Grasta, sono state motivo di orgoglio per tutta l’AC.
In questo triennio tre amministrazioni comunali su quattro sono state rinnovate. Abbiamo deciso di esserci in questi appuntamenti elettorali a Giovinazzo, Terlizzi ed in seguito a Molfetta, non con una semplice nota associativa, ma con richieste precise di impegno, non tanto indirizzate ai politici a cui abbiamo comunque rivolto un invito di stile, quanto a noi stessi ed a tutte le persone di buona volontà, perché fossimo vigili, svegli, partecipi, attivi e scegliessimo secondo criteri corretti, revisionando in primis il nostro ruolo di cittadini. La faticosissima genesi dei Codici Etici nel 2012, per partiti, candidati e cittadini, ideati dal coordinamento di Giovinazzo, e il primo momento pubblico di presentazione dei Codici alla città, ci hanno fatto sperimentare quanto sia difficile ma importante uscire in pubblico, essere capaci di un confronto diretto ed equilibrato. Una sfida che è proseguita a Giovinazzo attraverso la nascita dell’OSSERVATORIO per la legalità ed il bene comune, una lente di ingrandimento sulla città, un pungolo per l’amministrazione a tenere desta l’attenzione su problemi e questioni che investono la vita dei cittadini, come la sorte dell’area su cui insiste la ex ferriera. La sfida di IO CAMBIO, IL MIO VOTO NON LO SCAMBIO, campagna contro la piaga del voto di scambio del 2013, è stata travolgente, un crescendo di idee, impegno, lavoro per gridare il nostro NO al voto di scambio e per formare ad un’idea di voto come opportunità, espressione libera, capacità di incisione reale, responsabilità personale. Siamo partiti dai manifesti in cui abbiamo messo la faccia e le nostre mani pulite, abbiamo coinvolto le parrocchie e siamo entrati in tutte le scuole superiori, incontrando centinaia di persone, moltissimi giovani, provocandole su temi di cui non si parla mai abbastanza, la democrazia, la cittadinanza, il voto. Hanno fatto seguito la richiesta accolta da molte associazioni cittadine di condividere gli intenti di IO CAMBIO, le lettere aperte ai candidati sindaci ed ai cittadini, la manifestazione finale in centro città. Associativamente parlando, questa esperienza ha fatto scuola nell’Azione Cattolica, è stata raccontata sul giornale associativo Segno come sul portale della formazione “Parolealtre” e nel cammino formativo dei giovani 2013-2014 “Ci metto la faccia”, portata a Roma in occasione di due convegni nazionali del 2013, il modulo formativo degli Adulti ed il convegno annuale dell’Istituto Bachelet; alle diocesi di Bari, Trani, Taranto, Ascoli Piceno, in parrocchie e movimenti fuori diocesi, A Corato, Modugno, Mola, con complimenti dalla Sicilia alla Campania. Ciò che vorrei sottolineare è che tutte le esperienze come questa, promosse dall’Associazione, sono state volutamente pensate come esperienze da realizzare in RETE. Abbiamo avvicinato tante, varie, agenzie, realtà, gruppi, istituzioni, impegnati sul versante educativo e sociale, non disdegnando le collaborazioni più ”ardite”, tessendo relazioni e percorsi con obiettivi comuni, valorizzando competenze e specificità. Abbiamo creduto in un’Azione Cattolica attiva, capace di stare nelle consulte comunali, come di creare rete con associazioni varie, laiche e religiose. Un’Associazione che ha interagito, a vario titolo, con scrittori, avvocati, imprenditori, insegnanti, operatori culturali, che ha contribuito a fondare il Presidio Libera su Molfetta. Anche l’Osservatorio a Giovinazzo, si configura proprio come esperienza di rete, che raccoglie, oltre il nostro, lo sguardo sul territorio di Agesci, Gifra, gruppi famiglia, Pax Christi…
I nuovi stili di vita
Anche la linea programmatica dei nuovi stili di vita è stata una scelta di concetto ma anche di metodo. Di concetto, in nome di quella credibilità evangelica che passa solo attraverso l’essere, il trasparire, il testimoniare. Di metodo perché per la stesura dei nostri progetti abbiamo cercato di creare una struttura snella, che funzionasse integrando piuttosto che appesantire ulteriormente i cammini formativi. L’idea di promuovere una campagna a tempo, radicata sull’insegnamento evangelico, con un obiettivo più concreto possibile, che puntasse a modificare almeno un atteggiamento consolidato e a promuovere uno stile più virtuoso, ci è sembrata quella più opportuna: dare ai gruppi una motivazione forte ad agire con un momento formativo specifico e poi proporre un impegno pratico, una testimonianza, che tutti potessero vivere coralmente, insieme, in modo da irrobustire le scelte singole, rafforzarle e incoraggiarle. Una campagna trasversale, un’Associazione automaticamente più incisiva, con tutte le fasce d’età unite dallo stesso scopo, che lavorano all’unisono per un impegno comune. Sono nate così le proposte di sobrietà nei consumi ordinari come nei festeggiamenti, i progetti di mobilità sostenibile con INSTRADACI a Giovinazzo, del risparmio di elettricità a Ruvo con “M’illumino di meno”, ma anche il percorso di educazione fiscale “Scontrino, valore, non favore!”che ci ha visti assumere l’impegno di chiedere sempre lo scontrino, segno di equità e giustizia fiscale, culminato nel momento pubblico vissuto con la collaborazione della Guardia di Finanza. A pieno titolo dentro questa esperienza abbiamo inserito LE BELLE TASSE, gioco di ruolo con la supervisione del prof. di diritto tributario Franco Fichera, che ha visto protagonisti un centinaio di bambini di Ruvo nell’aula consiliare, a discutere di quanto dare allo Stato delle proprie monete di cioccolato, e su come reinvestire le tasse pagate in servizi pubblici. Un grande momento di vera formazione al senso della cittadinanza, al sentire collettivo, alla rinuncia al tornaconto personale, in vista di un bene più grande vantaggioso per tutti e quindi per ciascuno: il Bene Comune. Ultima, ma solo in ordine di tempo, la campagna contro il gioco d’azzardo “LA VITA GIOCATEVELA BENE!”, con il momento pubblico vissuto la settimana scorsa con don Armando Zappolini, le proposte presentate ai comuni per il controllo e la regolamentazione del gioco d’azzardo, la sensibilizzazione curata dai ragazzi dell’ACR con la diffusione del braccialetto “io la vita me la gioco bene”, la mappatura del territorio curata dai giovani, alla scoperta di locali ed esercizi commerciali virtuosi dove scegliere di andare a consumare, la raccolta firme per l’iniziativa di legge popolare attivata dagli adulti.

L’Ufficio socio- politico
L’esperienza che ha consentito di riflettere, prepararsi, elaborare linee di pensiero e di azione su temi sociali e politici, è stata quella dell’ufficio socio-politico di AC, guidato da Donato Lacedonia, in cui abbiamo provato a valorizzare competenze e sensibilità alla politica di molti nostri aderenti o consiglieri, mettendole a servizio di tutta l’Associazione. Intanto abbiamo offerto agli aderenti all’Azione Cattolica, che hanno vissuto nel passato o vivono nel presente un ruolo politico e/o amministrativo, alcuni momenti di confronto e di spiritualità. Con l’appuntamento laboratoriale di DINAMICITTA’ nel 2012, è stata dimostrata la possibilità reale di una partecipazione incisiva del cittadino alla vita della città, idea che si è dimostrata praticabile nel corso della scuola socio-politica dello scorso anno, in collaborazione con l’associazione Cercasi un fine, e l’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro, dove si è approfondita la conoscenza degli strumenti e delle modalità di intervento che, senza dover essere amministratori o politici, i cittadini possiedono, entrando nello specifico di temi come economia, ambiente, sviluppo del territorio. Ogni momento pubblico con gli amministratori delle quattro città è stato preparato con l’ufficio, in particolare la presentazione dei Codici Etici. Anche sul versante lavoro, l’Ufficio ha molto collaborato con l’ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro, spendendosi per la realizzazione di due edizioni annuali del JOB DAY, momento pensato perché i giovani incontrassero le realtà imprenditoriali presenti sul nostro territorio, incrociando in questo modo domanda e offerta di lavoro. I job day vissuti sono stati anche occasione per una riflessione su come cambia il mercato del lavoro e su quanto conti oggi uno spirito d’iniziativa capace di coinvolgere alcune persone attorno ad un’idea e darle corpo, facendone il volano per i propri sogni. Un tentativo in questa direzione è stato vissuto con LA PROVA DEL CUOCO: grazie ad un mini-finanziamento del MLAC, vinto con questo progetto, la nostra diocesi ha permesso ad undici giovani disoccupati di partecipare gratuitamente ad un corso di formazione professionale per aiuto cuoco curato dalla Factory del Gusto di Molfetta. Eppure dobbiamo constatare quanto ancora le nostre comunità parrocchiali, che comunque ogni giorno vivono a contatto col dramma della ricerca del lavoro, siano lontane da certe attenzioni e incentivino molto poco la partecipazione a questi eventi.
Ripensando a tutto questo percorso va detto che ci sono stati momenti non facili, in cui nei nostri ambienti qualcuno ha ipotizzato che fossimo stati strumentalizzati, che non era il caso di esporsi tanto, che, questa è stata la accusa più pesante, ciò che stavamo facendo non era Azione Cattolica. Fuori, in contesti laici, abbiamo sentito addosso il sospetto di stare preparandoci a scendere in campo nella campagna elettorale. Abbiamo avuto il coraggio o l’incoscienza di andare avanti, non rinunciando al nostro percorso, sostenendo fino in fondo il nostro stile e le nostre idee, non sottraendoci a critiche, polemiche e confronti serrati. Non so valutare la portata ed il peso che questo impegno ha avuto. Forse è troppo presto per fare una lettura lucida e non emotiva. Rivendico però l’onestà, la dedizione, lo spirito costruttivo che ha animato questa stagione e che ci ha visti, con nostra sorpresa, conquistare un ruolo di interlocutori degni di rispetto da parte dei politici e soprattutto diventare punto di riferimento per tanti cittadini. E’ abbastanza chiaro che, secondo noi, questa è stata ed è Azione Cattolica, una esperienza di vita fiorita dalla fede e capace di “contaminarsi” senza rinunciare alla propria identità.
C come Comunità
In questo triennio la Chiesa ha visto uno storico passaggio di consegne tra due Papi, celebrato i cinquant’anni dal Concilio, pubblicato una nuova enciclica, Lumen fìdei ed una esortazione apostolica significativa di una chiesa dallo stile missionario, Evangelii gaudium. A livello nazionale la CEI ci ha consegnato l’impegno per i prossimo dieci anni ad Educare alla vita buona del Vangelo; la Chiesa di Puglia nel 2012 ha vissuto il terzo convegno regionale sul tema “I laici nella Chiesa e nella società oggi”. In diocesi è stato pubblicato il nuovo Progetto pastorale Alla scuola del Vangelo: educarsi per educare e si è conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione del nostro Vescovo don Tonino Bello.
AC e Chiesa locale
Il rapporto AC/Chiesa locale è stato un rapporto molto vivace e dibattuto, questi anni. L’investimento nell’Associazione e la sua promozione è più evidente sui documenti ecclesiali che nel convincimento delle realtà parrocchiali, dove comunque l’AC è presente e presta la sua opera, spesso in eterno, difficile equilibrio tra ciò che è e ciò che le viene chiesto di essere, tante volte solo di fare. Un’AC che, avendo scelto la parrocchia come realtà in cui incarnare il proprio servizio alla chiesa locale, in diversi casi sostiene da sola il ritmo pastorale della comunità parrocchiale, coprendo le esigenze e le necessità più varie. Non di rado costretta, in nome della priorità di quelle esigenze, a mettere da parte per esempio la cura del proprio, specifico cammino formativo. Ora, una formazione inadeguata è spesso preludio della fine di una esperienza. Durante questo triennio abbiamo perso un’associazione parrocchiale a Terlizzi, con lo sconforto di non aver saputo/potuto essere più incisivi e la consapevolezza che si fa presto a chiudere una realtà associativa, meno facile è farla rinascere, secondo criteri e presupposti corretti.
A livello diocesano sappiamo bene che l’AC, “scuola di comunione e corresponsabilità” , è chiamata a dare gambe, cuore, pensiero alla realizzazione del progetto pastorale del Vescovo, ma questo spesso si traduce solo nell’essere destinataria di tutte le attività che gli Uffici pastorali pensano e promuovono. Siamo destinatari a cui, qualche volta, piacerebbe che si decidesse insieme la destinazione, prima di essere chiamati ad andare, partecipare,“fare popolo”. Così troviamo difficile irrobustire un’identità che stenta ad alimentarsi, stretta tra le proposte pastorali parrocchiali e quelle diocesane.
I presidenti parrocchiali, che è doveroso ringraziare, ricoprono in tutto ciò un ruolo di frontiera, delicato e importantissimo nella non sempre facile arte di mediazione tra aderenti, parroci, centro diocesano. Ogni volta che ci penso, mi viene in mente l’immagine di noi laici di AC in un ascensore. L’AC scende o sale affannandosi a riversarsi su ogni piano e spazio pastorale, ed ogni piano esige la sua presenza, partecipata e convinta. Ma ci sarà anche il momento di fermarsi ed uscire al nostro piccolo piano, la cui esistenza va forse salvaguardata? E ancora, ostinarsi a vivere i cammini formativi e gli appuntamenti associativi diocesani è solo un carico per pochi tenaci fans dell’Associazione o un impegno che la Chiesa tutta sostiene e ci chiede di assumere?
Certo, il nostro compito è scioglierci, come lievito, nella pasta. Ma se dovessimo perdere l’attenzione, la coscienza, l’impegno ad essere lievito, finiremmo per cessare prima o poi di fare crescere quella pasta. Allora far crescere l’AC, promuoverla nella sua totalità, valorizzarne l’identità, anche nelle sue espressioni diocesane, regionali, nazionali, è far crescere la comunità ecclesiale intera.
Sicuramente nel corso del triennio si sono verificate collaborazioni importanti e in molte equipes degli uffici diocesani lavorano diverse persone dell’Azione Cattolica, la cui affidabilità prima ancora che competenza, viene riconosciuta pienamente. Ci sono stati anche tentativi di pensare insieme alcune iniziative: molto, l’abbiamo detto, è stato fatto con l’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro e con la Caritas. La pastorale giovanile con il Settore Giovani di AC ha condiviso l’esperienza del Sentiero Frassati e la stesura del sussidio sul Concilio Let it be, così come gli Adulti hanno proposto insieme all’ufficio Famiglia l’incontro diocesano sulla solidarietà tra famiglie, tenutosi l’anno scorso in occasione della giornata della vita. Tuttavia rimangono occasioni sporadiche di percorsi che tendono a scorrere paralleli e in molti casi a promuovere appuntamenti rivolti alle stesse persone. Ciò che ci sembra urgente è una riflessione seria su ruoli e rapporti tra uffici e AC (chi fa cosa), prima ancora di una programmazione che sia realmente di interazione.
Una certezza: l’AC si fa bene attraverso un dialogo costruttivo e sereno con i sacerdoti, il cui appoggio e incoraggiamento è fondamentale. L’altra certezza è che questo NON è più scontato, al di là dei pronunciamenti ufficiali dei documenti. Dunque quello tra laici e sacerdoti è un rapporto che va costruito sul campo, tessuto con la frequentazione, attraverso un confronto leale e sereno, che da parte nostra deve poggiare sull’amore gratuito alla comunità e insieme su una coscienza laicale formata, che sa discernere, dire opportuni SI e NO, decidere le priorità e gli impegni, meglio se in consiglio parrocchiale, anteporre la formazione al servizio. Occorre anche promuovere un allargamento della responsabilità comunitaria, interessandosi al buon funzionamento del Consiglio pastorale. Saper parlare con i nostri sacerdoti rimane comunque oggi un nodo fondamentale: funzionano i confronti aperti e schietti come quello provocato dalla lettera aperta di giugno 2012, ma funziona ancor più il dialogo, disteso, tra persone. Gli incontri della presidenza diocesana con i sacerdoti delle città, tenuti quest’anno a Ruvo, Terlizzi e Giovinazzo, prossimamente a Molfetta, sono stati fruttuosi e costruttivi, invogliandoci a pensare insieme, a sognare insieme, già in fase programmatica, impegni e prospettive di una Chiesa in uscita, pronta a comunicare la gioia del Vangelo.
Conclusione
Forse l’impegno che ha caratterizzato il cammino dell’AC nel triennio che si conclude è stato vivere la sfida della complessità, con una chiara identità cristiana. E’ un impegno che va consolidato. Innanzitutto, non dobbiamo aver paura della complessità, che fa parte della nostra vita, del nostro tempo e delle nostre storie, con tutto il carico di contraddizioni, dubbi, terreni nuovi da esplorare, questioni serie su cui esprimersi, scelte da maturare, strade inesplorate da percorrere. Un’Associazione, che con una storia di quasi cento cinquant’anni, non smette di interrogarsi e cercare le modalità più giuste per dire Gesù Cristo agli uomini, deve essere un’Associazione giovane nello stile, nella capacità di osare, nel mettersi alla prova. Dev’essere profetica e creativa nel provare a guardare oltre, sperimentare, coraggiosamente tracciare mete, obiettivi, cammini. Auguro a questa AC che quanto finora realizzato in occasioni straordinarie, diventi ordinarietà, s’incarni nel quotidiano dei nostri atteggiamenti, entri nei cammini formativi come modalità espressiva di una fede che cresce nella vita dei nostri bambini, ragazzi, giovani e adulti, facendoci diventare persone nuove in Cristo Gesù, corresponsabili della gioia di vivere.
Ringraziamenti
Finali, ma fondamentali i ringraziamenti. Prima ancora un saluto a chi ci ha lasciato inaspettatamente: ciao Vincenzo Vendola, ciao Pinuccio Sparapano!
Ringrazio il Signore per avermi donato di vivere questo triennio con le persone di questo Consiglio diocesano e di questa Presidenza, che hanno saputo supportare e sopportare ogni mia mancanza, intemperanza, insistenza. E’ stato un lavoro di squadra vivo, entusiasta, partecipato da tutti fino in fondo. Soprattutto è stata un’esperienza di amicizia profonda, di grande intesa e stima reciproca. Grazie agli assistenti, don Fabio Tricarico prima e don Gennaro Bufi dopo, per il loro servizio nell’ACR, don Michele Bernardi e don Luigi Caravella per la cura nel seguire il Settore Giovani. A don Pietro Rubini rivolgo un grazie speciale per aver sostenuto, con discrezione e affettuosa partecipazione la crescita di noi laici di questa presidenza: personalmente, con lui accanto, mi sono sempre sentita seguita e libera insieme. Ringrazio con grande affetto i resp. ACR che si sono succeduti nel corso del triennio: Nico Annese, Gabriella Zaccagnino. Ringrazio Mauro Zaza, che ne ha preso il testimone spendendosi con coraggio e senza sosta nel servizio ai più piccoli e nell’accompagnamento ai loro educatori. Ringrazio i resp. del Settore Giovani, Marilena Girasoli e Leonardo de Gennaro, per la serietà profonda e l’entusiasmo del loro impegno. Ringrazio i responsabili del Settore Adulti, Grazia Tedone e Leonardo Squeo, per l’esempio bello di un’adultità sempre giovane, aperta alla speranza. E grazie alle equipes, acr, giovani e adulti. Grazie ai quattro coordinatori cittadini: la loro presenza costante è stata stimolante e costruttiva. Grazie alla travolgente creatività e progettualità di Graziano Salvemini, cui dobbiamo la paternità di tante delle idee realizzate, alla rigorosa precisione di Vito Lamonarca, stemperata dalla sua speciale ironia, alla tenacia e alla forza trascinante di Enzo Castrignano, all’entusiasmo di Michele Volpe e all’alto senso di responsabilità di Alfonso de Leo, che lo ha sostituito nonostante l’impegno di segretario diocesano. Grazie a Tommaso Amato, guida fraterna e saggia, cui mi sono affidata per ogni dubbio, incertezza, consiglio. Grazie a Donato Lacedonia, alla sua passione associativa e al suo sguardo prospettico ed equilibrato. Grazie a tutti i componenti dell’ufficio socio politico. Grazie alle coppie cooptate Giusi e Alessio Antonelli e Pino e Rosa Mastropasqua, che si sono spesi con generosità, mostrando la bellezza di essere famiglia, prima ancora di occuparsene per servizio. Grazie a Raffaele La Sorsa, puntualissimo e professionale incaricato adesioni e ad Onofrio Grieco, che con grande pazienza ed infinita disponibilità ha curato il funzionamento del nostro sito. Grazie a Marta Lobascio per la sua competenza, ma ancor più perché ci ha onorati della sua amicizia sincera. Grazie a Tonia Angione, su cui l’AC può sempre contare. Grazie ai miei due angeli custodi, gli amici Duccio Poli ed Alfonso de Leo. Duccio, amministratore attento e persona di grande premura e generosità. Alfonso, esempio raro di dedizione e di profonda bontà d’animo. A loro va il mio grazie per il lavoro immenso, silenzioso e continuo di questi anni. Infine permettetemi di ringraziare la mia comunità parrocchiale, la sua Azione Cattolica, che è anche la mia, e la mia famiglia. Mia madre e mio padre, alla cui cura ho sottratto tanto tempo e soprattutto mio marito Sergio ed i miei figli Vincenzo e Rossella, che con incondizionato amore e tanto, tanto sacrificio, hanno creduto nel valore di questa esperienza, mi hanno sempre incoraggiata e sostenuta, rendendo possibile per me, donna, moglie, lavoratrice e mamma, questo piccolo miracolo, una storia di servizio durata tre anni.

Molfetta, 21 febbraio 2014 Angela Paparella




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