Libia. Quale futuro?

Versione stampabileVersione stampabile

Muammar Gheddafi è morto. E la Libia? La comunità internazionale auspica che venga formato un nuovo Governo che dia l’avvio a un processo di riconciliazione tra le diverse anime del Consiglio nazionale di transizione. Certamente non sarà facile ricostruire il Paese dopo sette mesi di guerra — segnato da migliaia di vittime, centinaia di migliaia di profughi e immani distruzioni — ma i libici devono trovare la forza per ricominciare da capo. Solo così il Paese potrà veramente rinascere.
Insieme al Colonnello, l’intera testa del regime è capitolata in pochi istanti. Sancendo, probabilmente, la fine della guerra, tanto che la Nato sta considerando se decretare il termine della missione. La Francia ritiene che dopo la morte di Gheddafi l’operazione militare della Nato in Libia può dirsi finita. «Penso che possiamo dire che l’operazione militare della Nato è conclusa e che l’insieme del territorio libico è sotto il controllo del Cnt», ha detto il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé. Invece secondo il ministro della Difesa britannico, Philip Hammond, le operazioni finiranno quando i civili saranno al sicuro.
La Lega araba si augura che la morte di Gheddafi faccia «voltare la pagina della tirannia». Lo ha sottolineato il segretario generale, Nabil El Araby, auspicando che i libici dimentichino «le ferite del passato e guardino al futuro senza sentimenti di rancore o vendetta, rifiutando tutto ciò che potrebbe minare l’unità nazionale e la pace».
In questa direzione non vanno di certo le immagini dello scempio a cui è stato sottoposto il corpo del rais. Ma, come scrive l’Agenzia Sir, a commento di quanto è accaduto: «proprio questa crudezza delle immagini – forse qualcosa ci si poteva risparmiare, pensando che di un uomo si tratta – può far riflettere sui passi da fare per ricominciare. Proprio in Libia, dove dopo l’esplosione di rabbia, dopo le violenze e le grida in piazza, serve ricostruire un tessuto civile che permetta la rinascita di un Paese. Se la dittatura di Gheddafi, che fino a non molto tempo fa, tutto sommato, andava bene a molti dei suoi attuali nemici, ha prodotto immense sofferenze a tantissimi persone, libiche anzitutto, ora tocca riflettere su come evitare che il futuro ricalchi le impronte del passato. Serve davvero una pacificazione ampia, una svolta che il Comitato nazionale di transizione e i libici che con coraggio hanno combattuto dovranno perseguire con determinazione, cercando consensi e condivisione, prima ancora che tra i tanti spettatori/attori interessati esteri, tra la gente di Tripoli, Sirte e delle altre città e dei villaggi libici. La morte di Gheddafi e la sua ostentazione parlano di vendetta. Forse non poteva essere diverso ma noi non siamo d’accordo».




Url: http://www.acmolfetta.it/web/2011/10/21/libia-quale-futuro/