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Via ufficiale alla campagna “#CollegaMENTI…relazioni oltre le connessioni”

Ci siamo incontrati venerdì 20 febbraio presso l’auditorium “Mons. Achille Salvucci” (Museo Diocesano) per dare il via alla campagna “#CollegaMENTI… relazione oltre le connessioni”, in un convegno al quale hanno fornito le loro conoscenze ed esperienze il prof. Giuseppe Mininni (docente di Psicologia della Comunicazione dell’Università di Bari) e il dott. Andrea Carnimeo (referente della Polizia Postale e delle Comunicazioni, sez. Puglia).

Nell’introdurre gli obiettivi della campagna, la presidente diocesana Angela Paparella  ha subito sottolineato come a rendere buone o cattive le tecnologie sia in realtà il loro uso. Se Internet oggi permette di essere connessi in qualunque momento e con chiunque, occorre valorizzare la condivisione reale, la capacità di prendersi cura delle persone che ci stanno accanto e alle quali vanno rivolte attenzioni concrete. È proprio in questa società così abituata ad esternare tutto che è indispensabile saper proteggere la dimensione del privato.

Lo stesso vescovo, Mons. Luigi Martella, ha affermato che è impensabile ormai un mondo fuori dalla rete, proprio per questo diventa necessario saper vivere questo mondo virtuale, che è ormai un vero e proprio ambiente.

Come psicologo della comunicazione, il prof. Mininni ha fornito un quadro dettagliato della comunicazione che nasce sul web, dove è frequente parlare senza neanche ascoltarsi. 
Citando papa Francesco, ha ricordato come Internet sia un  “dono di Dio”, in quanto strumento che ci consente di vivere la fraternità.
I mezzi di comunicazione, tuttavia, hanno carattere ambivalente. L’uomo si è convinto di poter dare un senso alla propria vita attraverso i mezzi di comunicazione che egli stesso crea. Non li si può, infatti, considerare come semplici strumenti, altrimenti ciascuno di noi ne sarebbe solo un banale fruitore, mentre si tratta piuttosto di nuovi ambienti, nuovi luoghi fatti di relazioni. Le stesse metafore usate per Internet sono ambivalenti: da una parte si ricorre al verbo “navigare” che dà l’idea del viaggio, con una certa ambiguità; dall’altra la “rete” che cattura e irradia.
La comunicazione virtuale è deterritorializzata, nel senso che non esistono più confini precisi, limitati, non c’è uno spazio delimitato entro cui si svolge. È ipertestuale e pertanto rompe gli schemi e i vincoli della coerenza, dando all’utente la possibilità di scegliere cosa leggere, approfondire e cercare. È, in ultima istanza, digitale: non è più importante apprendere, quanto piuttosto documentarsi; non occorre studiare ma informarsi, sapere, essere al corrente.
Internet – e i social in particolare – offre nuove opportunità per sviluppare una cultura della partecipazione (quanti di noi sentono una maggiore libertà ad esprimere il proprio punto di vista su un social network?). tutto ciò comporta, però, un sovraccarico cognitivo ovvero una distanza fra ciò che è possibile e ciò che è effettivo e questo ingenera negli utenti un senso di frustrazione, oltre a implicare una certa frammentarietà, perché «non si può accedere più a un tesoro comune.»
Il prof. Mininni sottolinea un ulteriore rischio: la possibilità di abbattere la storia, nonché il senso della narrazione, in quanto ciò che conta è l’attimo, il presente, non più il lavoro di ricostruzione dei processi storici. Si piò dar vita, così, a identità destrutturate. Attraverso Internet ci illudiamo di poter esercitare un controllo pieno su tutto e su tutti.
A seguire, il dott. Carnimeo ha presentato i dati inerenti il rapporto tra minori e nuovi mezzi di comunicazione. Questi sono spesso gli unici (e non affidabili) strumenti di apprendimento di modelli educativi. Con troppa ingenuità oggi si ha l’abitudine di rendere pubblica la nostra vita: basta postare foto e commenti per rischiare di incrinare la nostra reputazione, perché «oggi siamo quello che mostriamo sulla rete».
Le dipendenze da Internet possono riguardare sia minori che adulti, indipendentemente e per fattori diversi. In un esperimento condotto in Belgio, si è fatto credere ad alcune persone che una sorta di mago conoscesse nel dettaglio le loro vite. Davanti all’incredulità dei soggetti presi in considerazione, si è poi svelato l’arcano: tutte le informazioni erano semplicemente state ricavate visionando i loro profili facebook. Ecco perché è fondamentale porre attenzione a quanto di noi lasciamo in rete, anche perché di tutto resta traccia.
Oggi in tanti vengono adescati e ricattati proprio attraverso Internet. Ogni nostro gesto, anche involontario, può ritorcersi contro noi stessi. «Ci stiamo abituando ad essere soli, ma con gli altri» ha sostenuto il funzionario della Polizia Postale. Altra problematica: i reati tradizionali si stanno spostando sul web, per questo sono necessarie attività di monitoraggio da parte delle autorità competenti.
Due dei fenomeni che si stanno maggiormente diffondendo sulla rete sono il sexting, cioè lo scambio di materiale pedo-pornografico, che coinvolge molti adolescenti e il cyberbullismo. Ciò che preoccupa è la naturalezza e l’immediatezza con cui tanti minori abusano del proprio corpo e della propria dignità. È il caso, allora, di ribadire il valore dell’altro e di se stessi.
È un mondo in cui creiamo relazioni virtuali, ma stiamo diventando incapaci di comunicare tra noi, con chi è accanto. Sono sempre più frequenti, infatti, scene in cui gruppi di amici si incontrano al bar, ma ciascuno ha la testa abbassata a maneggiare il proprio cellulare. Sono scene desolanti, quasi disumanizzanti. Forse è il caso di invertire la rotta. Con questa campagna, vogliamo provarci!
Susanna de Candia




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