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Venerdì 19 aprile, ore 2024
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Festa degli adulti CONVERSIONE ECOLOGICA – L’impegno delle nostre comunità: Intervento don Gianni

Sguardi di pace

… non potevamo concludere il nostro camino annuale con un titolo più bello!

Un percorso intenso ed avvincente che nelle sue quattro tappe ci ha aiutati a comprendere che ciò di cui abbiamo estremo bisogno oggi – come singoli, come Chiesa e come Associazione – è proprio la mistica dello sguardo o, come la chiama qualcuno, «degli occhi aperti»… aperti perché «fissi su di Lui»!

Chiamatela pure coincidenza – a me invece piace chiamarla Provvidenza –, ma proprio il Vangelo di domani, quello del Corpus Domini, in un passaggio significativo del racconto, ci presenta Gesù che prima di fare il miracolo dei pani, rivolge gli occhi verso il Padre:

Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.

Tutto parte anche per Gesù – sembra dirci Luca – da questo sguardo rivolto verso il cielo. Per questo la liturgia ci fa pregare così: «Donaci occhi per vedere le necessità dei fratelli».

È Lui, il Signore, a donarci questo sguardo nuovo! Che poi – per richiamare don Tonino – è lo sguardo dei poveri, l’unico, lui dice, che «dovremmo metterci addosso» per salvare il mondo dalle guerre fratricide.

In Gesù, nel suo Vangelo, è scritta la grammatica del dono, del dono sé! Gesù non è soltanto il Verbo che si è fatto uomo: Egli è, soprattutto, l’uomo donato dal Padre, consegnato a un circuito di relazioni… e di sguardi.

Oggi, Primi Vespri della Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo, potremmo dire così, prendendo in prestito il ritornello di un canto divenuto famoso di Marco Frisina: Verbum panis factum est (Il Verbo si è fatto pane).

E il pane (come la vita!) non è fatto per stare in vetrina, ma per essere spezzato, condiviso e mangiato.

E poiché oggi vogliamo ricordare la testimonianza luminosa di Armida Barelli, proclamata beata il 30 aprile scorso, di lei mi piace dire che è stata una donna dalla vita eucaristica. Una aderente che alla scuola del Vangelo, vivendo appieno la sua vocazione all’apostolato laicale, ha fatto suo lo sguardo di Gesù. E da Lui (cioè da una vita interiore profonda) ha imparato cosa vuol dire mettersi addosso gli occhi dei poveri: farsi pane spezzato per la vita di tutti. È significativo, a riguardo, un pensiero del testamento spirituale di Agostino Gemelli, quando parlando di Armida scrive:

Tutti i miei collaboratori si ricordino che agli occhi degli uomini io appaio come uno che ha fatto delle opere, ma queste non sarebbero né nate né fiorite senza lo zelo, la pietà, l’intelligenza e soprattutto la vita soprannaturalmente ispirata della signorina Barelli. Ella, in particolare, volle la Facoltà di Medicina al punto da preferirla come dono del Signore alla guarigione dalla malattia che poi la condusse alla morte.

Camminando nell’amore, la beata Armida è divenuta così – scrivono i Vescovi italiani – «promotrice di un cattolicesimo inclusivo, accogliente e universale».

All’indomani della sua morte, l’Arcivescovo di Milano, l’allora Cardinale Giovanni Battista Montini, divenuto poi Papa Paolo VI (oggi san Paolo VI), già scriveva di lei:

A lei doveva andare il plauso non solo di Milano, ma dell’Italia, per aver lasciato un’eredità che veramente arricchisce le file della vita cattolica, e segnato la via per l’educazione moderna della gioventù femminile.

Abbiamo tutti bisogno di progetti di pace, di relazioni buone, di sguardi di tenerezza, di gesti di benedizione, di parole di fiducia, di occasioni di dialogo, perché le nostre vite, i nostri gruppi parrocchiali, la nostra grande famiglia dell’AC spanda sempre più il buon odore di Cristo, il profumo della sua santità. La beata Armida Barelli ci accompagni in questi propositi e sguardi di pace.

don Gianni




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