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Venerdì 19 aprile, ore 2024
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DIARIO DI UN CONVEGNO CHE RINNOVA L’AMORE PER L’AC

Dal 29 al 31 ottobre si è svolto a Roma presso la Domus Mariae il Convegno nazionale dei presidenti diocesani e assistenti unitari di Azione Cattolica.

Non è facile condensare in poche righe tutte le emozioni vissute, le provocazioni ricevute, le riflessioni ascoltate che aprono la mante e il cuore e le esperienze di tanti, condivise.

Un’emozione grande è stata suscitata nal ritornare nella casa dell’Azione Cattolica,i ad occupare le stanze di Armida Barelli nella monumentale struttura che, la sorella maggiore, con il contributo di ogni singola aderente della gioventù femminile, negli anni 50, è riuscita a far costruire.

Ci si ritrova dopo quasi due anni in presenza e si è timorosi nell’abbracciarci ma gioiosi nei volti. Ritorniamo a condividere una delle tante esperienze che permette di riconoscere appieno il respiro di quella che è la famiglia dell’Azione Cattolica: a condivide i valori di sempre e le novità dei  tempi anzi, a volte, ad anticiparli.

È un incrociare di sguardi, di parole e gesti che vogliono trasmettere tutto l’affetto per il già presidente Truffelli, e il presidente Notarstefano, tutta la nuova presidenza nazionale, gli assistenti  vecchi e nuovi.

Ci si aggira con la cartellina appena ritirata sotto il braccio, il tesserino al collo, per i lunghi e ampi corridoi. Si sente un vociare sempre più crescente, si vede un affollarsi al banco Ave. Il tono di voce si abbassa a poco a poco fino al silenzio nell’entrare nella grande sala congressi, dove nel buio, su uno sfondo luminoso, è scritto: “Passiamo all’altra riva – Contemplare – Sperare – Prendersi cura”.

La celebrazione guidata da don Mario Diana, assistente nazionale Msac inizia a scandire i tempi. Si dà inizio ai lavori con la riflessione sullo STUPORE.

Sono le 19.00 quando ci si mette all’ascolto del saluto inatteso di Matteo Truffelli e del presidente nazionale Giuseppe Notarstefano, che non può non dimenticarsi degli amici di Catania che hanno sperimentato l’emergenza alluvione, del G20 che si sta vivendo a Roma in contemporanea sulla transizione ecologica, dell’appena conclusa 49^ settimana sociale di Taranto dove i giovani sono stati protagonisti.

“Il nostro impegno si chiama futuro” dice a gran voce il presidente nazionale affidando, i lavori del convegno, alla protezione del beato Giuseppe Livatino, che il 29 ottobre è ricordato dalla Chiesa.

Afferma: La transizione ecologica è una conversione che riguarda tutti e chiede a ciascuno di noi di mettersi in cammino senza indugio e con grande audacia -come indicato anche dalla 49^ Settimana sociale di Taranto – sulla strada di uno stile di vita più sostenibile, più rispettoso della dignità di ciascuno, più solidale, più fraterno”.

Forte è la sottolineatura al sinodo. “In cammino è la nostra Chiesa, e con essa l’Azione Cattolica… Immersi come siamo in un percorso sinodale, che ha come obiettivo riflettere ma anche ri-vivere la sinodalità come stile e postura tipicamente ecclesiale; un percorso che incrocia il cammino della Chiesa universale e quello delle Chiese che sono in Italia e che chiede all’Azione Cattolica l’impegno ad intrecciare questi percorsi, la cui ricerca in sintesi è compito tipicamente laicale. Per fare in modo che la transizione ecologica non sia un aggiornamento tecnologico che esclude e marginalizza il ruolo delle persone e la loro ricerca di senso, e per aiutare il cammino sinodale a non essere astratto e autoreferenziale”.

“Abbiamo – prosegue il Presidente Ac – il dovere di dare Speranza, di coltivare e nutrire la Speranza. Assumendo uno sguardo nuovo verso chi ci è prossimo, sia esso vicino o lontano…Uno sguardo contemplativo, animato dalla fede e dalla forza della condivisone e del “sentirsi insieme”, solidale nella fiducia reciproca; solo così navigheremo tutti insieme verso l’altra riva, solo così resteremo docili alla Spirito e, soprattutto, fedeli alla vita deglimini e delle donne del nostro tempo”.

La speranza non anima solo il cuore dell’uomo e resta chiusa in se ma si trasforma in segni concreti di speranza. A raccontali sono: un medico di Padova che parla della CURA, il Presidente della diocesi di Lamezia che racconta l’esperienza di PROSSIMITA’ vissuta nell’Hub vaccinale dai tanti volontari di Azione Cattolica e infine Letizia, presidente di Taranto, che parla di RIGENERAZIONE, raccontando la propria esperienza durante la 49^ settimana sociale.

La fede e la giustizia non possono non camminare insieme, e per questo nel dopo cena, Rosy Bindi, già parlamentare e presidente della commissione antimafia, e il sostituto procuratore della repubblica, Francesco Minisci, discutono piacevolmente, stimolati dalle domande della giornalista Annachiara Valle, del libro che, l’editrice Ave ha prodotto per far conoscere un vero testimone di speranza. La conversazione è piena di commozione, di ricordi  e svela ai tanti la meravigliosa persona che era il magistrato martire, Rosario Livatino, il “piccolo giudice” e il suo ricordo si intreccia con l’attualità inquinata dalle attività mafiose, dai traffici illeciti dalla droga, “cordoni che dobbiamo riuscire a tagliare” sollecita il sostituto procuratore augurandosi un cambiamento.

Gli occhi di molti sono lucidi, ci si sente chiamati in causa.

Non ci sono molte parole che seguono il lungo e sentito applauso al temine della conversazione.

Si va in camera a riposare e si scopre di non avere la corrente elettrica. Per un guasto tecnico la luce tornerà alle 5 del mattino.

Sveglia, colazione, ore 8.30 Santa Messa presieduta da S.E. Mons. Angelo Spinillo Vescovo di Aversa e Presidente della Commissione Episcopale per il Laicato.

Nell’omelia ci richiama alla nostra natura di laici e ai nostri impegni. “La fraternità è il modo nuovo per vivere nel mondo il Vangelo… Ora siamo in un cambiamento di epoca e dobbiamo trovare fondamenti nuovi per andare incontro al Signore … Superiamo l’individualismo che ci chiude nell’egoismo… Dobbiamo essere fermento … L’umanità rischia di incappare in un delirio di onnipotenza, aiutiamola a sfuggire”.

Passiamo all’altra riva (Mc 4.35-41). È il momento della lectio degli Orientamenti del triennio e Mons. Gualtiero Sigismondi, nostro assistente unitario nazionale, ci accompagna per mano nel discernere quanto l’evangelista Marco ci dice. “E’ Gesù che invita ad attraversare dall’altra parte… Gesù sulla barca siede a poppa, proprio dalla parte che per prima va a fondo. Ma Gesù non si fa sorprendere, non si agita durante la tempesta come accade per i discepoli. … L’inizio della fede è accorgersi di aver bisogno del Signore. … L’ora della tempesta e del naufragio è l’ora dell’inaudita prossimità di Dio. Dalla vicinanza siamo fortificati, dalla lontananza siamo smarriti. … L’intera esistenza può essere espressa nel passare dall’altra parte. … Dio risponde chiamandomi alla perseveranza. … Dio vede lontano, non ha fretta. La pazienza di Dio ci aiuta ad assumere la postura agile e dritta del pellegrino.”

“Noi di Ac siamo chiamati a collaborare a far passare la Chiesa in Italia dall’altra parte attraverso l’ASCOLTO in questi anni di cammino sinodale”.

Mons. Sigismondi conclude anagrammando la parola ascolto:

A come accoglienza,

S come silenzio,

C come condivisione del tempo,

O come operosità per cogliere quanto l’altro ti offre,

L come libertà da sé stessi,

T come temperanza della lingua, rispetto per l’altro,

O come occasione di grazia degli altri e dello Spirito.

Avrebbe potuto già bastare quanto Mons. Sigismondi ci ha detto ma, per comprendere meglio quelli che sono i nostri impegni nella Chiesa italiana e per chiarire le idee sul valore del sinodo che il papa ha proclamato, seguono le risposte di Mons. Erio Castellucci, vescovo di Carpi e vice presidente della CEI, alle tante domande, anche incalzanti, di Gioele Anni e di Vania De Luca, sul sinodo su cosa si intende per partecipazione, comunione e missione, alternando alle domande tre video in cui Papa Francesco parla del sinodo, delle sue aspettative:  incontrare, ascoltare, discernere.

Per il vicepresidente della Cei, “la Chiesa, è sempre strutturalmente in cammino. E’ per costituzione “pellegrinaggio”, quindi cammino e movimento, e deve rifuggire il rischio di sedersi, sistemarsi, fermarsi”. Questo comporta la capacità della Chiesa “di riformarsi e adattarsi costantemente”; una capacità di “revisione e rinnovamento” orientata “completamente verso la missione”. Per essere “Chiesa sul territorio deve essere dinamicaEcco perché contiamo su un Sinodo aperto – in sintonia con il Sinodo universale, un cammino che non sarà solo dei vescovi, dei presbiteri, delle parrocchie, degli operatori pastorali, ma che inviterà e ascolterà anche quelle voci che spesso non si sentono nelle nostre comunità…. La diffusione capillare dell’Azione Cattolica, con le sue «antenne» presenti su tutto il territorio italiano, sarà di grande aiuto nel fare in modo che si concretizzi la richiesta di Francesco di procedere con un Sinodo “dal basso”, operando cioè una vera e propria consultazione del popolo di Dio, questa è la sfida… L’Azione Cattolica può aiutare i vescovi a rendere capillare la sinodalità, far parlare tutti quelli che lo desiderano, dare delle opportunità a tutti creando dei luoghi e dei tempi di ascolto… Ciò che i laici e i laici di Ac in particolare, possono e debbono sperimentare e testimoniare, è la mescolanza virtuosa tra teoria e pratica, essere allo stesso tempo catechisti e operatori di carità. In Ac questo si può realizzare con maggiore facilità, per il suo essere associazione di popolo, poiché è tipica della sua storia la dinamica della santità del quotidiano”.

La mattinata non è finita c’è una un annuncio importante da fare. La vice presidente del settore giovani Emanuela Gitto, agghindata a festa, con la spilla, e la collana che fu della sorella maggiore Armida Barelli, annuncia ufficialmente all’assemblea che Armida sarà proclamata beata il 30 aprile 2022, a Milano. L’assemblea esplode in un applauso fragoroso. Quello che sì attendeva da sempre si realizza. Alla schiera dei santi e dei beati dell’azione Cattolica si unisce Armida Barelli fondatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica.

Il pranzo diventa il momento agapico, in cui i commensali sempre più diversi, dalle diverse diocesi, con le più varie esperienze, si incontrano e conoscono; si fa gara a raccontarsi, a sorridere a ricordare aneddoti belli e io, ad avere il piacere immenso e la commozione, nel parlare di don Tonino perché, nel dire la provenienza, tutti chiedono di parlare di lui, dei luoghi.

Il pomeriggio del 30 si alternano sul palco i vari responsabili: il segretario del Msac Lorenzo Pellegrino, la vicepresidente degli adulti Paola Pratini e dei giovani Lorenzo Zardi per introdurci alla riflessione che segue nei gruppi di studio: CURA E PROMOZIONE ASSOCIATIVA, COMUNICAZIONE E CULTURA, SOSTENIBILITÀ.

I gruppi di studio, sono il momento del confronto più alto. Qui, ognuno porta la sua storia, la sua esperienza, il suo racconto di associazione viva, di cui personalmente è innamorato e ne sente tutto il peso. E’ un confronto leale che aiuta a comprendere la diversità dell’associazione: il sud parla di numeri grandi, il centro e il Nord vede diminuire sempre di più quei numeri tanto da parlare di campiscuola diocesani per i giovani, per gli adulti, per i ragazzi. Si parla di pandemia, di quanto ci ha condizionato e come reagire.

Per raggiungere i gruppi ci si perde per i corridoi della Domus e si respira appieno l’aria dei luoghi dove si pensa e si fa l’Azione Cattolica. Si legge, sulle porte delle tante stanze: segreteria, vice presidente, consiglio, amministratore. Si salgono e si scendono scale, si visitano luoghi inattesi. Molfetta, finalmente conosce Lodi, conosce Modena, Sassari, Latina: sono volti belli, persone disponibili all’ascolto. Si conosce parte di quei tanti tasselli della storia e della vita dell’Azione Cattolica. Il confronto è spontaneo. Non c’è bisogno di essere stimolati. C’è un’emozione forte nelle entrare nell’aula Armida Barelli dove campeggia la sua foto e, accanto a lei, quella di Vittorio Bachelet.

Dopo tanto discutere nei gruppi di studio, dopo la recita dei vespri, il dopo cena è libero. Cosa si fa? La Puglia nella sua moltitudine di partecipanti, 18 diocesi presenti su 19, si prepara a vivere una serata insieme. Si va in metropolitana a San Pietro, in una Roma blindata per il G20, si va a piedi a Piazza Navona e stanchi ma contenti, con qualche ricordo fotografico in più, si ritorna nelle stanze per riposare qelle poche ore che mancano alla celebrazione delle 8.

Nell’omelia della celebrazione della Santa messa Mons. Stefano Russo, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana ci ricorda che: “Noi siamo i continuatori pro tempore di una storia lunga. Preghiera, azione, sacrificio sono i tre cuori che ci tengono in piedi con l’odore del futuro intriso dello Spirito”.

La mattinata è lunga, C’è la presentazione dei nuovi testi Ave, della rivista Dialoghi, la promozione associativa A TUTTO CAMPO, i nuovi progetti e l’impegno dell’ACR con SAFE, ci viene ricordato il valore del sostegno ai sacerdoti con Sovvenire, e non dimentichiamo le alleanze in particolare, anche per quest’anno, con Telethon.

Seguono dei videoclip che sono di sintesi dei laboratori.

Quanto si è prodotto! Quanto è fervente l’associazione, lo si capisce anche dai tantissimi interventi che seguono ribadendo la forza dell’associazione che si sostanzia nei valori che persegue.

È tempo di iniziare i saluti, gli abbracci. Ci si impegna a ritrovarsi, a risentirsi, magari, a fare qualche gemellaggio. La foto di rito con il presidente nazionale non può mancare. Qualcuno va via. Si pranza e subito dopo, la replica del presidente.

Camminiamo con audacia sulla strada della speranza. E’ necessario organizzare la speranza, fare nostro l’appello di Papa Francesco alla realizzazione di una vera ecologia integrale. …Vivere la quotidianità della gente aiutandola a sentirsi comunità”.

Un ultimo applauso a sottolineare la condivisione totale delle parole del presidente e a rimarcare l’augurio di una ACI sempre vigile e attenta ai bisogni della chiesa e  dell’umanità.

Si parte, si ritorna a casa,  ricchi, di tre giorni che segnano l’inizio di un nuovo triennio.

 Nunzia di Terlizzi

 

 

 

 

 




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