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Giovedì 12 dicembre, ore 2024
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Non abbiate paura, è risorto!

Parrocchia Cattedrale

ANNO ASSOCIATIVO 2005-06

PROGRAMMA DELLE ATTIVITA’ ASSOCIATIVE PARROCCHIALI

Dalla Parrocchia Cattedrale di Molfetta un buon esempio di come si stila un programma parrochiale.

“Non abbiate paura, è risorto”. È questo il tema che accompagnerà il cammino di formazione della nostra associazione durante il prossimo anno associativo.

Ci lasceremo, pertanto, dolcemente illuminare dalla luce della risurrezione che dà senso ai singoli progetti di vita, orienta l’impegno quotidiano verso il compimento del Regno, inaugura un nuovo modo di camminare insieme, ansimante di gioia e di sicura speranza.

Come sottolinea Paola Bignardi “…la fede nel Risorto trasforma la nostra vita, la libera dalla paura, le dà la prospettiva del futuro, le dà la possibilità della sua pienezza. Per questo, nei confronti delle persone con cui viviamo, ci sentiamo debitori di una speranza che abbiamo ricevuto senza merito e che dilata gli orizzonti della nostra esistenza dandole un senso pieno.

Questa Speranza, che è una Persona, ci dà ragioni di vita, di bene, di impegno. Ma per “dare ragioni di vita e di speranza”, occorre mostrarne i segni.

E la speranza, anche in termini semplicemente umani, non è un discorso, e non si trasmette con un discorso; è passione e attesa e si trasmette vivendola: la trasmettono uomini e donne vivi, che hanno negli occhi il riflesso di ciò che hanno visto e vedono, che hanno nelle parole l’eco di verità che hanno loro toccato il cuore, che hanno nei gesti la conferma tangibile del senso che hanno trovato per la vita.

Come essere segni di speranza, allora, per gli uomini e le donne di oggi? È segno di speranza, prima di tutto, chi vive un’attesa da pellegrino in terra straniera: certamente non pone questo segno chi attende a braccia conserte, standosene fermo. Chi spera vive il paradosso di essere nel mondo, ma non del mondo e, vivendolo, comunica ad altri il fascino di una vita ormai nascosta in Cristo.

Trasmette speranza chi vive un’attesa da persone che vigilano. Oggi il tempo è compiuto, oggi il regno di Dio è vicino. Chi spera va controcorrente in un’epoca di intontimento, offrendo al mondo il servizio della sentinella: di chi cioè sta ai margini, sul confine, anche dentro il buio della notte, per la vita di tutti. Sono segni di speranza vigile, in questo senso, le persone che hanno maturato e vivono un atteggiamento costante di attenzione alla vita; portano speranza le persone che hanno fatto la scelta del dialogo anche quando si fa difficile, in ogni ambito di vita, dalle relazioni familiari a quelle politiche ed ecclesiali; sono segni di speranza gli uomini e le donne che vivono la sofferenza, scuola di cui prima o poi ciascuno diventa alunno, trasformandola in una pagina di vangelo eloquente.

Sperare, poi, implica credere che una risposta significativa alle domande grandi della vita c’è ed è conoscibile, magari non al modo di una serie di idee chiare e distinte, ma tale da dare orientamento stabile all’esistenza, guidando la navigazione nel mare delle cose incerte a partire da arcipelaghi di verità. Di risposte a questo genere di domande, che in ultima analisi attestano l’insopprimibile desiderio di felicità scritto nell’intimo dell’uomo, c’è grande sete: tanto più nel nostro tempo, così disorientato circa il senso delle cose e tentato di scoraggiamento, di cinismo, di ripiegamento.

Soprattutto, genera speranza una fede che ama. Una fede essenziale, come quella di Alberto Marvelli, che ha unificato la sua vita cristiana attorno a poche, forti verità: il Signore Gesù, l’Eucaristia, il servizio; i poveri. Una fede che è amore, come quella di Pina Suriano, la fede del cuore, la fede che sa attraversare l’oscurità. Una fede che ama Cristo, e non si accontenta di amare la visione della vita a Lui ispirata. È l’esperienza di chi si è lasciato prendere il cuore da Dio. La fede, e quindi l’amore,  per questo tempo libera dalla paura, dal desiderio del potere, dall’ illusione di immortalità. E’ la fede disarmante di chi crede all’impossibile di Dio e che anche nella prova non smette di vivere e di testimoniare la bellezza di stare nelle Sue mani.”

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